Dormire male può causare danni al nostro organismo e, secondo una ricerca presentata al Congresso Europeo di Cardiologia (ESC), aumenterebbe il rischio di cardiopatia ischemica e ictus.

Lo studio osservazionale condotto su circa 13mila persone ha mostrato, in particolare, differenti pattern di disturbi del sonno tra le due condizioni e un’associazione tra cardiopatia ischemica e il sonno breve intervallato da momenti di risveglio ripetuti.

“E’ noto che i disturbi del sonno sono associati a malattie cardiovascolari come la cardiopatia ischemica e lo stroke, ma le tipologie di disturbi del sonno più pericolose per il cuore non erano mai state analizzate”, spiega il Dr. Nobuo Sasaki, primo autore dello studio. I disturbi del sonno includono, ad esempio, il sonno troppo prolungato o troppo breve, la difficoltà di addormentarsi e di rimanere addormentati per lunghi periodi”.

Lo studio ha analizzato l'associazione tra i vari disturbi del sonno e le malattie cardiovascolari in generale, ma la ricerca era anche intesa a chiarire le possibili correlazioni tra i vari disturbi del sonno e la cardiopatia ischemica e l'ictus.

La ricerca ha incluso 12.876 persone residenti a Hiroshima, in Giappone (6.762 uomini e 6.114 donne con età media pari a 68 anni) registrati per un controllo sanitario annuale. Di questi, 773 avevano una storia di cardiopatia ischemica (infarto miocardico e/o angina), 560 una storia di ictus (emorragia intracranica e/o infarto cerebrale) e 11.543 non avevano una storia di malattia cardiovascolare.

Le abitudini del sonno sono state valutate attraverso il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), un questionario di auto-segnalazione a 19 voci che valuta sette componenti del sonno, in cui un punteggio ≥ 2 definisce un disturbo.

La somma dei sette punteggi è stata utilizzata per calcolare il punteggio PSQI globale che variava da 0 a 21. I punteggi più elevati indicavano una qualità del sonno peggiore e la condizione “dormire male” è stata definita come un punteggio PSQI globale ≥ 6.

Dallo studio è emerso che il 52%, 48% e 37%, rispettivamente dei pazienti con cardiopatia ischemica, stroke e senza malattie cardiovascolari presentava un disturbo del sonno.

Dopo aggiustamento per fattori di confondimento, il disturbo del sonno era significativamente associato alla cardipatia ischemica (OR, 1,71; p <0,0001) e allo stroke (OR, 1,45; p <0,0001). L’analisi delle componenti utilizzate per la valutazione del punteggio PSQI ha rivelato che i soggetti con una ridotta qualità del sonno (valutata soggettivamente), la lunga latenza del sonno, il basso livello di efficienza del sonno e l’uso di farmaci per il sonno erano significativamente associati alla cardipatia ischemca e allo stroke. La difficoltà di rimanere addormentati, la breve durata del sonno e la disfunzione diurna erano associate solo cardiopatia ischemica.

Come spiega il Dr. Sasaki: "La percentuale di persone che soffrono di disturbi del sonno è di circa 1,5 volte superiore nei pazienti con storia di malattia cardiovascolare ischemica o ictus, rispetto alle persone senza storia di malattia cardiovascolare".

"È interessante notare che solo i pazienti con malattia cardiaca ischemica hanno riportato difficoltà di mantenimento del sonno e una durata breve del sonno", ha proseguito il ricercatore. "La difficoltà di mantenere il sonno riflette un aumento della frammentazione del sonno, che si riferisce a brevi momenti di risveglio e causa l'eccessiva attività del sistema nervoso simpatico e dell'asse adrenocorticale".

"I nostri risultati supportano l'ipotesi che il deterioramento del sonno possa portare a malattie cardiovascolari. Il disturbo del sonno, nei pazienti con cardipatia ischemica, può essere caratterizzato da brevi momenti di sonno alternato a brevi momenti di risveglio".

N. Sasaki et al., Poor sleep and cardiovascular disease: different pattern of sleep disturbance in ischemic heart disease and stroke, Abstract: P6215 ESC CONGRESS 201

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