I sartani sono preferibili ai calcio-antagonisti ai fini prescrittivi nei pazienti ipertesi non affetti da diabete in base al diverso effetto di tali classi di farmaci su glicemia e indice di omeostasi glucidica HOMA-IR. Il dato emerge da una meta-analisi cinese pubblicata su Metabolism.

Lo studio ha messo a confronto l’efficacia delle due categorie di antipertensivi in pazienti non diabetici valutandone gli effetti sull’insulinoresistenza (IR): se non sono emerse differenze significative tra sartani e calcio-antagonisti in termini di efficacia nel controllo pressorio, i primi sono risultati superiori ai secondi in relazione all’indice HOMA-IR.

Il team coordinato da Yue Yang, dell'Ospedale generale di Pechino, ha fatto uso dei più rilevanti database elettronici (MEDLINE, EMBASE e Cochrane Library) per identificare studi pubblicati prima del dicembre 2012 in cui erano oggetto di valutazione i sartani e i calcio-antagonisti, allo scopo di verificarne l’effetto sull’HOMA-IR index in pazienti non diabetici. A tal fine sono stati anche raccolti parametri sull’IR e sui valori pressori.

La meta-analisi ha incluso 5 trial clinici. Il confronto tra pazienti prima e dopo il trattamento con sartani e calcio-antagonisti ha dimostrato che i sartani riducevano l’HOMA-IR index (differenza media pesata: -0,65) e l’insulina plasmatica a digiuno (FPG: -2,01) in modo significativamente maggiore rispetto ai calcio-antagonisti.

Gli autori ritengono che l’effetto dei sartani sulla riduzione dell’indice HOMA-IR, comunque, possa ridursi con il tempo. «Il sistema renina-angiotensina (RAS)» spiegano «è strettamente correlato all’insulinoresistenza; in particolare la sovrastimolazione di RAS può determinare una serie di cambiamenti relativi all’angiotensina II (Ang II) e all’IR».

L’Ang II riduce i livelli di ossido nitrico nelle cellule endoteliali, determinando vasocostrizione e disfunzionamento nel trasporto del glucosio ai muscoli scheletrici. Inoltre l’Ang II aumenta la concentrazione di radicali libero dell’ossigeno nelle cellule endoteliali, portando a un’accresciuta produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) che interferiscono con la trasduzione del segnale dell’insulina.  Sempre l’Ang II, infine, inibisce la via fosfatidilinositolo 3-chinasi/proteina 3 chinasi mediata dal recettore AT 1 dell’angiotensina, interferendo direttamente sul pathway della segnalazione dell’insulina e pertanto stimolando e aggravando l’IR.

«Nella meta-analisi di FPG e dell’insulinemia plasmatica a digiuno (FPI), abbiamo verificato che il trattamento con sartani, rispetto a quello con calcio-antagonisti, provoca una modificazione significativamente maggiore su FPI» scrivono gli autori «mentre non si sono rilevate differenze riguardanti l’FPG. Questa evidenza è coerente con il modello che prevede una progressivo aumento dell’insulinoresistenza nel diabete».

Il risultato della meta-analisi cinese è importante clinicamente soprattutto perché recenti studi hanno evidenziato un’elevata comorbidità di diabete e ipertensione e quest’ultima è ritenuta un indicatore precoce di metabolismo alterato del glucosio. «Questi dati» concludono gli autori «forniscono una guida importante nella selezione del farmaco antipertensivo nel caso di pazienti ipertesi particolarmente suscettibili al rischio di diabete».

Yang Y, Wei R, Xing Y, et al. A meta-analysis of the effect of angiotensin receptor blockers and calcium channel blockers on blood pressure, glycemia and the HOMA-IR index in non-diabetic patients. Metabolism, 2013 Sep 16. [Epub ahead of print]

http://www.metabolismjournal.com/article/S0026-0495(13)00257-6/abstract

Arturo Zenorini