Uno studio uscito da poco sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism indica che livelli bassi di celule progenitrici circolanti possono essere predittive degli outcome microvascolari nei pazienti affetti da diabete di tipo 2. Inoltre, una bassa conta delle cellule CD34+ sembra anche ridurre gli effetti protettivi degli ACE-inibitori e dei sartani sulla progressione della microalbuminuria.

La micorangiopatia è una complicanza del diabete che può minare in modo significativo la qualità di vita dei pazienti e contribuisce alla morbilità e alla mortalità. Anche se la patogenesi delle anomalie vascolari dipende largamente da un danno intracellulare innescato dallo stress ossidativo, è stato dimostrato che il diabete compromette la capacità di rispondere al danno attenuando i processi di riparazione vascolare, soprattutto attraverso la diminuzione delle cellule rigenerative vascolari di derivazione midollare, quali le cellule progenitrici circolanti (CPC) e le cellule progenitrici endoteliali (EPC). È altresì noto che i pazienti affetti da diabete di tipo 1 e di tipo 2 presentano scarsità di queste cellule, specie in presenza di complicanze macrovascolari.

Inoltre, è stato dimostrato che livelli bassi di CPC sono predittivi di futuri eventi cardiovascolari e della mortalità in diverse popolazioni di pazienti, tra cui quelli con insufficienza renale cronica.

Gli autori dello studio, guidati da Mauro Rigato, dell’Università di Padova, hanno quindi provato a verificare se bassi livelli di CPC ed EPC siano predittivi anche delle complicanze microvascolari nei pazienti con diabete di tipo 2.

A tale scopo, hanno eseguito uno studio pseudo-prospettico su una coorte di 187 pazienti affetti da diabete di tipo 2 di entrambi i sessi e di età compresa tra 30-80 anni, nei quali hanno stati determinato i livelli basali delle CPC e delle EPC.

Dal campione sono stati esclusi i pazienti con malattia acuta, cancro, cirrosi, uremia, le donne in gravidanza e/o i soggetti che avevano subito un intervento chirurgico, un trauma o un evento cardiovascolare nei 3 mesi precedenti l’inizio dello studio.

I partecipanti, che sono stati seguiti per un periodo medio di 3,9 anni, avevano un’età media di 63 anni, erano malati in media da 10 anni, il 67% erano maschi e i valori medi dell’HbA1c della coorte indicavano, nel complesso, un buon controllo glicemico.

I livelli di CPC sono risultati più bassi nei pazienti con retinopatia o neuropatia rispetto a quelli senza, così come nei pazienti con aterosclerosi asintomatica. Inoltre, i livelli bassi di cellule progenitrici nei 3,9 anni di follow-up si sono dimostrati predittivi del peggioramento della microangiopatia nei pazienti con diabete di tipo 2.

Durante il follow-up, i ricercatori hanno osservato in 70 pazienti l’esordio o la progressione della microalbuminuria, della nefropatia cronica, della retinopatia e della neuropatia (con un’incidenza del 9,5% l'anno).

I pazienti con livelli di CPC CD34+ (precursori indifferenziati delle EPC) o EPC CD133+KDR+ al di sotto della mediana hanno mostrato, inoltre, una maggiore probabilità di andare incontro a un peggioramento della microangiopatia rispetto a quelli con livelli elevati di queste cellule.

Indipendentemente da fattori di confondimento quali l’età, il sesso, l’emoglobina glicata (HbA1c) e la durata del diabete, livelli bassi delle cellule CD34+ sono risultati predittivi dell’esordio o della progressione della nefropatia, della retinopatia e della microangiopatia.

Si è anche visto che la riduzione dei livelli delle CPC CD34 + ha limitato gli effetti protettivi dei bloccanti del sistema renina/angiotensina sulla nefropatia e sulla progressione della microalbuminuria verso la macroalbuminuria.

Questi dati, insieme con quelli degli studi precedenti, che mostrano una correlazione tra livelli bassi delle  CPC e delle EPC con gli eventi cardiovascolari, indicano che i livelli di queste cellule possono essere usati come biomarcatori delle complicanze nei pazienti diabetici, scrivono i ricercatori nella discussione.

Tra i limiti dello studio, segnalano Rigato e i colleghi, vi sono la variabilità della durata del follow-up tra i diversi pazienti e la sproporzione tra pazienti maschi e pazienti femmine, elemento di cui tenere conto e da correggere per i prossimi lavori.

Nel complesso, concludono comunque gli autori, questo studio rafforza l'importanza di valutare i livelli delle CPC e delle EPC per prevedere le complicanze, nonché l’idea che una terapia mirata ad aumentare tali livelli possa rivelarsi utile nei pazienti diabetici.

M. Rigato, et al. Circulating progenitor cell count predicts microvascular outcomes in type 2 diabetic patients. J Clin Endocrinol Metab. 2015: doi: http://dx.doi.org/10.1210/jc.2015-1687
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