Il trattamento dell'edema maculare diabetico con farmaci diretti contro il fattore di crescita dell'endotelio vascolare (anti-VEGF) può portare a miglioramenti della gravità della retinopatia diabetica per un periodo fino a 2 anni, in particolare nei pazienti con malattia non proliferativa. Lo rivela un'analisi secondaria dei dati di uno studio randomizzato di confronto fra i tre anti-VEGF attualmente disponibili, pubblicata da poco su JAMA Ophtalmology.
Retinopatia diabetica, trattamento con antiangiogenico può ridurne la gravità per almeno 2 anni
Il trattamento dell'edema maculare diabetico con farmaci diretti contro il fattore di crescita dell’endotelio vascolare (anti-VEGF) può portare a miglioramenti della gravità della retinopatia diabetica per un periodo fino a 2 anni, in particolare nei pazienti con malattia non proliferativa. Lo rivela un’analisi secondaria dei dati di uno studio randomizzato di confronto fra i tre anti-VEGF attualmente disponibili, pubblicata da poco su JAMA Ophtalmology.
Adam Glassman, ricercatore principale del centro di coordinamento Diabetic Retinopathy Clinical Research Network (DRCR.net), ha spiegato in un’intervista che questa condizione "rimane la causa principale di perdita della vista nella popolazione in età lavorativa negli Stati Uniti e in altri Paesi sviluppati. ”
Sebbene la ricerca abbia dimostrato che la terapia con anti-VEGF per l'edema maculare diabetico influisce sulla gravità e sul peggioramento della retinopatia diabetica, finora non si sapeva se i diversi anti-VEGF disponibili avessero effetti differenti.
Per valutarlo, Glassman e i colleghi hanno analizzato i dati di un confronto di efficacia contro l'edema maculare diabetico in pazienti sottoposti a terapia anti-VEGF per 2 anni con agenti diversi.
Nel biennio 2012-2013 650 pazienti (con un’età media di 61 anni, tre quarti dei quali con retinopatia diabetica non proliferativa e quasi la metà donne) sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con aflibercept, bevacizumab o ranibizumab. Lo studio si è concluso nel 2015.
A un anno, tra i 423 occhi affetti da retinopatia diabetica non proliferativa, il 31,2% di quelli trattati con aflibercept, il 22,1% di quelli trattati con bevacizumab e il 37,7% di quelli trattati con ranibizumab hanno mostrato un miglioramento della gravità della retinopatia diabetica.
Le differenze aggiustate tra i diversi trattamenti sono risultate pari all’11,7% per aflibercept rispetto a bevacizumab, 8,9% per ranibizumab rispetto a bevacizumab e 2,9% per aflibercept rispetto a ranibizumab.
Dopo 2 anni di trattamento, il 24,8% degli occhi del gruppo trattato con aflibercept, il 22,1% di quelli del gruppo trattato con bevacizumab e il 31% di quelli del gruppo trattato con ranibizumab hanno mostrato miglioramenti della gravità della retinopatia, senza differenze significative fra i gruppi di trattamento.
Nel caso degli occhi affetti da malattia proliferativa al basale, le percentuali di miglioramento a un anno sono risultate pari al 75,9% con aflibercept, 31,4% con bevacizumab e 55,2% con ranibizumab.
Le differenze aggiustate sono risultate pari al 50,4% per aflibercept rispetto a bevacizumab, 20,4% per ranibizumab rispetto a bevacizumab e 30% per aflibercept rispetto a ranibizumab. Sia le percentuali di miglioramento sia le differenze tra i gruppi di trattamento sembrano essersi mantenute a 2 anni, riferiscono gli autori.
Nonostante il ridotto numero di iniezioni effettuate nel secondo anno, il 59,5% degli occhi con retinopatia diabetica non proliferativa e il 70,0% di quelli con retinopatia diabetica proliferativa che hanno mostrato miglioramenti a un anno hanno mantenuto i miglioramenti fino all’anno successivo.
Le percentuali cumulative a 2 anni di peggioramento della retinopatia sono risultate comprese fra il 7,1% e 10,2% nei gruppi di pazienti affetti da retinopatia diabetica non proliferativa e fra il 17,2% e il 26,4% per quelli con retinopatia diabetica proliferativa, senza differenze significative tra i gruppi di trattamento.
Presi nell’insieme, i risultati mostrano che sia dopo un anno sia dopo 2 anni di trattamento con anti-VEGF i pazienti con retinopatia diabetica non proliferativa possono ottenere miglioramenti della gravità della retinopatia diabetica. A un anno, con bevacizumab si sono osservati miglioramenti inferiori rispetto a quelli ottenuti con aflibercept o ranibizumab.
Nel sottogruppo più piccolo di pazienti con retinopatia proliferativa, aflibercept è risultato l’agente associato al miglioramento maggiore sia a uno sia a 2 anni, mentre tutti e tre i trattamenti sono risultati associati a basse percentuali di peggioramento.
"Questi dati, insieme ad altri risultati clinicamente rilevanti, potrebbero essere tenuti in considerazione quando si deve scegliere un agente anti-VEGF per il trattamento dell’edema maculare diabetico” ha concluso Glassman.
Paul Sternberg, del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, autore dell’editoriale di commento, spiega che prima dell'introduzione della terapia anti-VEGF, il trattamento di scelta per l'edema maculare diabetico era la fotocoagulazione laser. Tuttavia, anche se efficace nel controllo dell'edema maculare, il laser non aveva alcun effetto nel ritardare la progressione della retinopatia"
"Questo studio" ha osservato l’esperto "fornisce ulteriori prove che sanciscono il ruolo importante della terapia anti-VEGF nel trattamento della retinopatia diabetica".
Susan B. Bressler, et al. Change in Diabetic Retinopathy Through 2 YearsSecondary Analysis of a Randomized Clinical Trial Comparing Aflibercept, Bevacizumab, and Ranibizumab. JAMA Ophthalmol 2017.
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