Arriva la marijuana di Stato. Dopo il via libera dei ministri della Difesa e della Salute, Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin, l’esercito italiano produrrà farmaci derivati dalla cannabis a scopo terapeutico. Un grande passo avanti per rendere più velocemente disponibili farmaci fondamentali in caso di dolore cronico, resta ovviamente in vigore il divieto di liberalizzare questa sostanza a scopi ricreativi.
Attualmente l’Italia importa dall’estero farmaci a base di cannabinoidi, ma dal 2015 il nostro Paese dovrebbe essere autonomo in questa produzione. Il luogo scelto dal Ministero per tale produzione è lo stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze che da sempre collabora con altre Istituzioni del settore producendo diverse tipologie di materiali sanitari (farmaci, presidi medico-chirurgici, alimentari, integratori, allestimenti sanitari).
L’Istituto farmaceutico militare ha origini antiche che risalgono al 1853, quando a Torino fu istituito un deposito di Farmacia militare e si occupa anche della produzione di cosmetici, liquori e prodotti alimentari. Nelle sue attività di ricerca collabora anche con diverse Università (Firenze, Siena, Roma, Pavia) e per la produzione di medicinali orfani, che vengono sviluppati meno dalle aziende farmaceutiche private a causa del loro limitato interesse commerciale (farmaci per malattie rare).
La cannabis e i suoi componenti cannabinoidi vengono usati nel trattamento di alcune patologie; per esempio, per ridurre la nausea dovuta a chemioterapia o in malati di AIDS ma anche nel trattamento del dolore e della spasticità muscolare.
Il termine marijuana (in origine marihuana) si riferisce alle infiorescenze femminili essiccate delle piante di Cannabis. Esistono numerose varietà di canapa e in tutte sono contenute, in concentrazioni e proporzioni variabili, diverse sostanze psicoattive stupefacenti che rendono la pianta illegale in molti paesi, tra cui la principale è il Tetraidrocannabinolo (THC). Ma al di là dell’utilizzo a scopo ricreativo-stupefacente, la marjiuana puo’ essere utilizzata per produrre medicinali cannabinoidi.
I cannabinoidi possiedono recettori specifici nel SNC, similmente agli oppiacei e alle benzodiazepine.
I recettori dei cannabinoidi (CB1) sono localizzati in specifiche regioni del SNC: l’ippocampo, le aree corticali coinvolte nella memoria e nell’apprendimento, i gangli basali ed il cervelletto (controllo della coordinazione e del bilanciamento). Esistono poi recettori periferici, denominati CB2, che sembra giochino un ruolo nella modulazione della risposta immunitaria e dell’infiammazione.
I cannabonoidi possono essere utilizzati in diverse sindromi dolorose secondarie a infiammazione (es. colite ulcerosa, artrite) in cui possono essere utilizzati sia come analgesici che come antinifiammatori. Inoltre recettori per i cannabinoidi sono presenti anche sulle cellule del sistema immunitario (soprattutto i recettori CB2 nei linfociti B e nelle cellule natural killer). I cannaboinoidi inibirebbero la risposta immunitaria di tipo Th1 (cioè la risposta linfocitaria a dominanza T-helper 1) agendo quindi su patologie quali la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, il diabete di tipo 1, il morbo di Crohn, la psoriasi.
E’ stato il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani del Senato, a suggerire la coltivazione della cannabis nello stabilimento chimico di Firenze, sottolineando che la procedura lenta e complicata che deve seguire il paziente per ottenere questi farmaci ha fatto in modo che solo qualche decina di pazienti sia riuscito finora a farvi ricorso. A tutt'oggi non una sola azienda farmaceutica italiana ha chiesto la licenza per questa produzione. La proposta di affidare allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze l'incarico di provvedere al fabbisogno nazionale, renderà la procedura più veloce e i costi più bassi (una fiala di farmaco cannabinoide costa oggi sui 700 euro).
Un tavolo di lavoro del Governo e dell’istituto farmaceutico militare sta esaminando le implicazioni legate alla salute. Adesso sono in via di stesura i protocolli attuativi, ed è possibile che entro il 2015 i farmaci cannabinoidi siano disponibili nelle farmacie italiane.
Dolore