Un piccolo trial randomizzato, in doppio cieco, controllato vs placebo, pubblicato sulla rivista Arthrtitis & Rheumatism, ha confermato l’ impatto specifico e clinicamente rilevante di un basso dosaggio di naltrexone nel dolore da fibromialgia, suffragandone l’impiego in ragione del basso costo e del favorevole profilo di sicurezza e tollerabilità.

In  letteratura è stato già documentato come la somministrazione di naltrexone (a dosaggi compresi tra 3 e 5 mg) sia in grado di ridurre la severità della sintomatologia in un numero limitato di condizioni croniche quali la fibromialgia, la malattia di Crohn, la sclerosi multipla e il prurito associato alla sclerosi sistemica. Si ipotizza che naltrexone, un composto disponibile per via orale strutturalmente simile al naloxone, possa essere in grado di ridurre la severità di malattia attenuando i processi infiammatori. Tale azione antinfiammatoria è distinta dal noto effetto del farmaco che si basa sul blocco dei recettori neuronali per gli oppiacei, e potrebbe implicare, invece, l’antagonismo delle cellule del sistema immunitario, comprese le cellule della microglia nel SNC.

Queste cellule, che altro non sono che macrofagi residenti nel SNC normalmente in stato ramificato a riposo, se stimolate da alcuni fattori, quali l’apoptosi, l’infiammazione periferica o uno stato infettivo, vanno incontro a modificazioni morfologiche e producono fattori pro-infiammatori (citochine, aminoacidi eccitatori e ossido nitrico). Questi fattori infiammatori possono interagire con i neuroni mediante canali multipli causando iperalgesia, astenia e altri sintomi, in modo similare ai primi segni di fibromialgia, al punto che si ipotizza che l’attivazione della microglia sia alla base di questa condizione, una sindrome caratterizzata da dolore muscolare diffuso associato a rigidità. La fibromialgia, che affligge l’1-2% della popolazione generale, si manifesta con sintomatologia che, nei casi più frequenti, è rappresentata da profonda astenia, difficoltà del sonno e problemi di concentrazione e memoria.

Nel nuovo trial clinico, che fa seguito ad uno studio pilota condotto dagli stessi autori su una casistica più limitata di pazienti e con un disegno dello studio di più breve durata, prodromico all’impiego di naltrexone per trial clinici randomizzati di maggiori dimensioni, si è voluto determinare, in primo luogo, se un basso dosaggio di naltrexone avesse un impatto sul dolore da fibromialgia che non potesse essere attribuito al placebo.

A tal scopo, per valutare gli effetti specifici del trattamento, è stato adottato un disegno longitudinale e cross-over, che non prevedeva washout nel passaggio da un trattamento al placebo e viceversa. Lo studio prevedeva, inoltre, la valutazione quotidiana della sensazione dolorosa percepita mediante appositi device computerizzati forniti ai pazienti. Le pazienti reclutate nello studio, in tutto 31, affette da fibromialgia, sono state randomizzate al trattamento iniziale con naltrexone a bassa dose (12 settimane), seguito da trattamento con placebo (4 settimane) o viceversa, in doppio cieco. In entrambi i gruppi, inoltre, era previsto un periodo di follow-up della durata di 4 settimane.

I risultati hanno documentato una riduzione del dolore rispetto al basale maggiore e statisticamente significativa nei pazienti che assumevano naltrexone rispetto a quelli che assumevano placebo (-28,8% vs -18%; P=0,016). Il trattamento con naltrexone a basso dosaggio era associato anche ad un miglioramento della soddisfazione generale della qualità di vita e dell’umore, ma non dell’astenia e della qualità del sonno. Il 32% dei partecipanti allo studio aveva risposto efficacemente al trattamento con naltrexone (secondo criteri di efficacia definiti da una riduzione significativa della sintomatologia dolorosa insieme ad una riduzione significativa dell’astenia o dei problemi del sonno) rispetto all’11% dei partecipanti allo studio in trattamento con placebo.

Inoltre il trattamento con naltrexone è stato giudicato dai pazienti tollerabile almeno quanto il placebo, e non si è accompagnato ad incidenza di eventi avversi seri.

“Attualmente la FDA ha approvato 3 trattamenti per la fibromialgia: pregabalin, duloxetina e milnacipran - scrivono gli autori nelle conclusioni del lavoro. – Noi invece, benché i dati si riferiscano a studi preliminari, proponiamo il trattamento a basso dosaggio con naltrexone come promettente opzione terapeutica aggiuntiva nella fibromialgia…necessitante di approfondimento in studi randomizzati di dimensioni più appropriate”.


Younger J et al. Low-dose naltrexone for the treatment of fibromyalgia: Findings of a small, randomized, double-blind, placebo-controlled, counterbalanced, crossover trial assessing daily pain levels.Arthritis Rheum. 2013 Feb;65(2):529-38. doi: 10.1002/art.37734.
Leggi