Il disturbo da uso di oppiacei potrebbe essere correlato a un aumento del rischio di morte per sepsi, specialmente in pazienti giovani e sani. Sono questi i risultati di uno studio presentato pochi giorni fa al Congresso di terapia intensiva della Society of Critical Care Medicine.
Disturbo da uso di oppioidi, nei giovani aumenta il rischio di decesso per sepsi
Il disturbo da uso di oppiacei potrebbe essere correlato a un aumento del rischio di morte per sepsi, specialmente in pazienti giovani e sani. Sono questi i risultati di uno studio presentato pochi giorni fa al Congresso di terapia intensiva della Society of Critical Care Medicine.
La situazione riguardo il consumo di oppioidi in USA è sicuramente diversa da quella europea e soprattutto italiana anche se nel nostro paese ci sono ben 350 mila persone dipendenti da oppiacei.
In America il tasso di sepsi sta aumentando nel tempo ed “il paese è nel mezzo di una crisi da oppiacei ", come ha sottolineato Mohammad Alrawashdeh, ricercatore post-dottorato in ricerca terapeutica ed epidemiologia delle malattie infettive presso la Harvard Medical School e l'Harvard Pilgrim Health Care Institute.
Tuttavia, mancano studi che esaminino la relazione tra questi problemi di salute pubblica utilizzando grandi database nazionali.
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche elettroniche di 6.715.286 ricoveri riguardanti adulti in 373 ospedali negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2015. Hanno evidenziato che 375.479 pazienti avevano sepsi, 164.891 avevano un disturbo da uso di oppioidi e 11.861 avevano entrambe le condizioni.
Alrawashdeh e colleghi hanno riferito che la prevalenza del disturbo da uso di oppiacei tra i pazienti ricoverati in ospedale con sepsi è aumentata dal 3% al 4,2% (p=0.001) e la prevalenza di sepsi è stata più elevata nei pazienti ospedalizzati con disturbo da uso di oppiacei rispetto a chi non mostrava questo problema (7,2% vs 5,6%, p<0.001).
I pazienti con sepsi e disturbo da uso di oppiacei, rispetto a quelli senza disturbo da uso di oppioidi, presentavano tassi di mortalità più bassi (14,7% vs. 22,7%).
Questi pazienti avevano anche maggiori probabilità di essere: più giovani (età media, 53 anni contro 67 anni); bianchi (78,8% contro 70,7%); più sani (punteggio medio di Elixhauser, 7,3 contro 12,6); con maggiori infezioni del flusso sanguigno: endocardite (3,9% vs. 0,7%), gram-positivi (65,4% vs. 46,9%) e fungine (11,5% vs 6,3%); richiedenti una maggiore ventilazione meccanica (32,6% vs. 24%); con un maggiori numero di ammissioni in terapia intensiva (61,2% contro 51,7%).
Questi pazienti inoltre trascorrono più tempo in terapia intensiva (durata media del soggiorno, 7,9 giorni contro durata media del soggiorno, 7 giorni); e trascorrono più tempo in ospedale (durata media della degenza 14,8 giorni contro durata media della degenza, 11,8 giorni).
Ciascuno di questi risultati è stato statisticamente significativo, secondo i ricercatori.
Alrawashdeh e colleghi hanno anche scoperto che i pazienti con disturbo da uso di oppiacei rappresentavano il 2,1% dei decessi tra tutti i ricoveri per sepsi, ma il 3,3% dei decessi di soggetti sani (punteggio Elixhauser pari a 5) e il 7.1% dei decessi di soggetti giovani sempre associati a sepsi (meno di 50 anni).
Questi numeri sono degni di nota, secondo Alrawashdeh.
Gli autori hanno concluso che: "I medici devono essere consapevoli del fatto che il disturbo da uso di oppiacei contribuisce solo a una piccola parte dei casi di sepsi in generale, ma colpisce in modo sproporzionato i pazienti ricoverati più giovani e più sani".
Alrawashdeh M, et al. Epidemiology, outcomes, and trends of sepsis in patients with opioid use disorders in U.S. hospitals. Presented at: Society of Critical Care Medicine’s Critical Care Congress; Feb. 16-19, 2020; Orlando