Per il trattamento del dolore toracico non-cardiaco dovuto a ipersensibilità esofagea da oggi c’è una novità. Si tratta di un farmaco chiamato dronabinol, un attivatore del recettore dei cannabinoidi che è stato tradizionalmente usato per il trattamento di nausea e vomito nei pazienti con HIV e per i malati di cancro sottoposti a chemioterapia.

Lo studio che ne ha dimostrato l’efficacia, per questa nuova indicazione, è stato pubblicato sul sito del Temple University Hospital e presentato al meeting annuale dell’ American College of Gastroenterology.

Il dolore toracico non viene necessariamente dal cuore. Si stima che circa 200.000 americani ogni anno soffrano di dolore toracico non-cardiaco, che oltre al dolore al petto può essere accompagnato da deglutizione dolorosa, disagio e ansia.
Il dolore toracico non-cardiaco può spaventare i pazienti e che ricorrono a visite al pronto soccorso, perché i sintomi dolorosi, che in realtà provengono dall'esofago, simulano un attacco di cuore.

L’attuale trattamento, che comprende modulatori del dolore come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), ha un 40-50% di tasso di risposta parziale nell’alleviare i sintomi.
Una nuova ricerca pubblicata sul sito della Temple University Hospital da parte del gastroenterologo il prof. Ron Schey, professore Associato di Medicina, suggerisce un nuovo approccio al trattamento.

Dronabinol è il principale principio psicoattivo della cannabis. Tale farmaco è registrato, a partire dal 1985, per il trattamento della nausea e del vomito nei pazienti in chemioterapia antitumorale e per la stimolazione dell'appetito nei pazienti con sindrome da deperimento da AIDS.
E’ in commercio in Usa e in alcuni stati europei ma non in Italia.

Lo studio pilota ha coinvolto 13 pazienti con dolore toracico non-cardiaco; il gruppo di ricerca del dottor Schey  ha scoperto che i pazienti che ricevevano 5 mg di dronabinol due volte al giorno per quattro settimane avevano un andamento migliore rispetto ai pazienti che avevano assunto placebo.
I pazienti trattati con dronabinol sperimentavano una migliore tolleranza al dolore e una diminuzione della frequenza e dell'intensità del dolore al petto. Inoltre, non sono stati segnalati effetti avversi significativi.

Il prof. Schey ha dichiarato: «Questo nuovo studio presenta risultati promettenti nel trattamento futuro per questi pazienti».
Lo studio pilota, molto incoraggiante, era però composto da una coorte di pazienti molto piccola e non era stato progettato per testare il dronabinol contro le attuali terapie per il dolore toracico non-cardiaco, per cui è difficile calcolare quanto il farmaco sia efficace rispetto ai trattamenti esistenti.

Il prof. Schey ha evidenziato: «dronabinol probabilmente aiuta a diminuire il dolore attivando i recettori dei cannabinoidi nell’ esofago che diminuiscono la sensibilità».
Il prof. Schey ha anche aggiunto che uno studio più ampio sugli effetti del dronabinol sul dolore toracico non cardiaco sarà avviata nel prossimo futuro sempre presso il Temple University Hospital.

Emilia Vaccaro
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