Cento città italiane dicono no al dolore e alla sofferenza inutile. Dall’Italia all’Australia si celebra il 27 settembre la giornata  internazionale contro il dolore nell’ambito di una iniziativa promossa dalla Fondazione ISAL sotto l’Alto patronato della Presidenza della Repubblica.

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Nelle piazze e negli ospedali, volontari delle associazioni territoriali Amici di ISAL e di numerose onlus partner, insieme a medici in camice bianco, informano i cittadini su come e dove sia possibile curare il dolore cronico, spiegando cosa fare e cosa pretendere, a casa, dal medico di famiglia e nelle strutture sanitarie, per non soffrire inutilmente. 

Nel corso della Giornata vengono infine raccolti contributi, che vengono interamente destinati alla ricerca scientifica. L’obiettivo? Trovare una terapia a quelle patologie per adesso senza cura.

Lombalgia, cefalea, artrosi, dolore oncologico, sindrome da “arto fantasma”. Sono solo alcuni esempi di quel dolore cronico che colpisce oltre 12 milioni di italiani, il 20% della popolazione attiva, con inevitabili conseguenze sulla qualità della vita e il lavoro, e con ingenti costi sociali e sanitari.

Ma curare il dolore cronico spesso si può: occorre però sapere come farlo e a chi rivolgersi. Per informare i cittadini sulle terapie disponibili e sui centri specialistici presenti sul territorio, diffondere la conoscenza dei diritti sanciti dalla legge 38/2010 e raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica, dal 2011, a ottobre, la Fondazione ISAL organizza in tutta Italia la Giornata nazionale contro il dolore.

Promossa con l’adesione della Presidenza della Repubblica e i patrocini di Senato, Camera dei deputati e ministero della Salute, la Giornata nazionale ha come testimonial l’attore e comico Fabio De Luigi.
L’iniziativa si è svolta per la prima volta nel 2011 in 33 città italiane, nel 2012 le città sono diventate 54, a cui se ne sono aggiunte tre oltre confine. Nel 2013, 90 città in Italia hanno aderito all’iniziativa  e 10 altri Paesi.

Quest’anno la Giornata “Cento città contro il dolore”, diventa mondiale: e oltre a 100 comuni di tutta Italia, la manifestazione si svolge anche in Australia, Belgio, Canada, Colombia, Germania, Giordania, Gran Bretagna, Irlanda, Malta, Olanda, Portogallo e Spagna grazie all’adesione di associazioni nazionali di pazienti con dolore cronico.

“Il dolore non va sopportato inutilmente, va trattato e in Italia c’è una legge, la 38/2010, che garantisce l’accesso alle terapie, seppure debba ancora essere pienamente applicata” dice il professor William Raffaeli, presidente della Fondazione ISAL.

Quella del dolore cronico è una tragedia invisibile e spesso trascurata. In Italia si stima colpisca 12 milioni di persone, il 20% della popolazione, causando ogni anno la perdita di oltre un miliardo di ore lavorative e la spesa di circa due miliardi di euro per prestazioni e farmaci.

 “Il 10% delle persone con dolore cronico necessita per tutta la vita di più terapie combinate, mentre il 4%, e sono quasi mezzo milione di italiani, soffre di un dolore cronico di cui oggi non c’è ancora alcuna possibilità di cura – continua Raffaeli –. Con ‘Cento città contro il dolore’ vogliamo rompere il muro dell’indifferenza e chiedere alle istituzioni nazionali e internazionali di finanziare la ricerca scientifica per trovare una terapia a quei dolori difficilmente trattabili”. Tra questi rientrano il dolore idiopatico, cioè senza causa apparente, il dolore oncologico grave, la fibromialgia, l’endometriosi e il dolore da lesioni del sistema nervoso: “Ne soffre l’11% delle persone che hanno avuto un ictus e circa il 35% di chi ha avuto un trauma midollare per un incidente stradale o sul lavoro e spesso sono giovani nel cuore della vita” sottolinea il professor Raffaeli.