L’Università dello Utah ha sviluppato un nuovo trattamento per il dolore cronico basato sulla meditazione che non solo riduce il dolore ma anche il numero di prescrizioni di oppioidi d’abuso. E’ quanto riportato in un lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Consulting and Clinical Psycology.

In Europa la prevalenza media è del dolore cronico è del 25-30% mentre in America ne soffre una abitante su tre. Per 1/3 di questi la prescrizione degli oppioidi “painkiller” è diventata la prima forma di trattamento che può condurre anche ad effetti collaterali importanti fino alla morte per overdose.
Il nuovo intervento, chiamato MORE (Mindfulness-Oriented Recovery Enhancement),è un metodo che prendo in considerazione discipline basate sulla meditazione definita di Consapevolezza o Mindfulness.

La tecnica è stata ideata dal Dott. Garland, autore principale del lavoro, ed è stata strutturata in maniera da formare le persone a rispondere in modo diverso al dolore, allo stress ed alla continua richiesta di oppioidi.
MORE combina tre componenti terapeutiche: la formazione della consapevolezza di sé, la rivalutazione e l’assaporamento.
La mente viene, quindi, guidata all’aumento della consapevolezza dell’individuo, al controllo di sé e alla diminuzione delle abitudini automatiche.

L’individuo impara a rivalutare eventi negativi o vissuti come stressanti per riconsiderarli come motivo di crescita. La mente nel contempo impara anche a concentrare l’attenzione su altri eventi positivi per aumentare la propria sensibilità alle esperienze naturalmente gratificanti, semplici ma spesso sottovalutate, come godersi un abbraccio di una persona cara o una bella scena della natura.

Il trattamento MORE è stato valutato su 115 pazienti con dolore cronico che sono stati assegnati in maniera casuale a due gruppi: un gruppo sottoposto alla terapia MORE per otto settimane ed un gruppo di sostegno.
Sono stato utilizzati dei questionati prima e dopo il trattamento e a tre mesi dalla fine dello studio.

Quasi 3/4 dei pazienti che abusavano degli oppioidi prima dell’inizio dello studio prendevano dosi di oppioidi più elevate di quanto prescritto per alleviare lo stress e l’ansia o usavano un altro metodo non autorizzato di automedicazione sempre a base di oppioidi.
I risultati hanno mostrato che il trattamento porta al 63% di riduzione dell’abuso di oppioidi nei consumatori eccessivi, rispetto al 32% di riduzione nei partecipanti del gruppo di sostegno. Inoltre, tutti i partecipanti sottoposti al nuovo trattamento hanno mostrato il 22% di miglioramento dell’indebolimento fisico e psichico collegato al dolore.

Tra le competenze insegnate da MORE c’è una sessione giornaliera da effettuare a casa di 15 minuti di pratica del metodo e tre minuti di respirazione consapevole prima dell’assunzione di farmaci oppioidi. Questa pratica ha lo scopo di aumentare la consapevolezza del paziente e capire se in quel momento c’è un bisogno reale di assunzione dell’oppioide.
Gli autori concludono il lavoro sottolineando l’importanza degli oppioidi per dare sollievo a molti pazienti con dolore cronico. Ciò però non ne implica l’abuso che nel tempo comporta anche seri effetti collaterali.

La tecnica MORE è in fase di studio anche per l’applicazione in altri contesti come la dipendenza dal fumo e dall’alcool e nel prossimo futura magari potrà anche essere prescritta come terapia dal medico di base.

Emilia Vaccaro
MORE intervention reduces pain and opioid misuse
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