Ferdinando Cornelio, Direttore Scientifico, e Giuseppe Lauria, dell’Unità Operativa Malattie Neuromuscolari, IRCCS Fondazione Istituto Neurologico "Carlo Besta", hanno presentato i risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS, di un ulteriore avanzamento della ricerca sul dolore neuropatico, frutto della collaborazione in corso da tempo dell’Istituto con l’Università di Maastricht (NL) e l’Università di Yale (USA).

Da tempo il gruppo diretto da Giuseppe Lauria si occupa di ricerca sul dolore neuropatico, una condizione conseguente a diverse patologie, con danni in particolare ai nervi periferici, che affligge il 5% della popolazione generale e che determina significative limitazioni nell’autonomia della vita dei pazienti a causa dell’aspecificità e relativa efficacia dei trattamenti disponibili. Negli ultimi due anni, il gruppo del Dr. Lauria ha partecipato a ricerche che hanno condotto alla dimostrazione che alcuni pazienti con dolore neuropatico associato a neuropatia periferica sono portatori di mutazioni genetiche in una specifica subunità del canale del sodio nota come Nav1.7.

 “Mutazioni genetiche di questa subunità – spiega Giuseppe Lauria -  sono conosciute da tempo per tre patologie genetiche molto rare e caratterizzate da disturbi opposti:  dolore molto intenso nell’eritromelalgia ereditaria (IE) e nella sindrome da dolore parossistico estremo (PEPD) oppure completa insensibilità al dolore (CIP). Nav1.7 è considerato un potenziale target per nuovi farmaci analgesici ed uno studio recentemente pubblicato ha mostrato l’efficacia di una molecola che blocca proprio Nav1.7 in un piccolo gruppo di pazienti affetti da una di queste rare malattie, l’eritromelalgia ereditaria. Negli ultimi due anni abbiamo contribuito a dimostrare che mutazioni del gene che codifica per Nav1.7 possono spiegare la presenza di dolore neuropatico in condizioni cliniche molto più comuni, come nelle neuropatie periferiche. Questo ha aperto nuove prospettive di ricerca in ambito clinico.

“Immaginando che altre subunità dei canali sodio - aggiunge il ricercatore dell’Istituto ‘Carlo Besta’ -  potessero essere coinvolte, poiché una percentuale di pazienti con simili disturbi non presentava mutazioni di Nav1.7, abbiamo iniziato a studiare il canale Nav1.8, che ha importanti relazioni fisiologiche con Nav1.7. Al Besta abbiamo identificato la prima famiglia con una mutazione di Nav1.8 che è stata descritta insieme ad un paziente olandese nel lavoro appena pubblicato in PNAS. Queste mutazioni sono state caratterizzate mediante studi elettrofisiologici cellulari eseguiti nell’Università di Yale che hanno dimostrato modificazioni delle proprietà elettriche dei nocicettori periferici in grado di spiegare i sintomi dei pazienti. Voglio ricordare il contributo all’identificazione di questa mutazione che ha dato Eduardo Salce, un biologo del mio laboratorio improvvisamente scomparso all’età di soli 31 anni ”

“Questa scoperta - conclude Giuseppe Lauria - è un ulteriore passo verso la spiegazione di uno dei misteri che circondano il dolore neuropatico, cioè l’impossibilità di identificare chi, tra i pazienti a rischio, svilupperà dolore neuropatico cronico. Ad esempio, ancora non sappiamo perché solo il 20% dei pazienti con neuropatia diabetica sviluppa una forma dolorosa pur presentando le stesse caratteristiche metaboliche e di gravità di neuropatia dei restanti pazienti. Lo stesso vale per molte altre condizioni. Gli studi di genetica integrati a studi clinici, neurofisiologici e neuropatologici riteniamo possano contribuire a comprendere in modo più profondo le cause del dolore neuropatico e ad identificare nuovi farmaci per i pazienti.

“La scoperta di target molecolari – sostiene  Ferdinando Cornelio, Direttore Scientifico IRCCS Fondazione Istituto Neurologico "Carlo Besta" - quali i canali Nav1.7 ed ora anche Nav1.8 correlati al dolore neuropatico ha diverse implicazioni sul piano diagnostico ed in futuro, speriamo, terapeutico. Permetterà non solo definire la causa della neuropatia dolorosa in alcuni pazienti, ma anche di identificare coloro che sono a rischio per sviluppare dolore neuropatico. Inoltre, l’identificazione di target che in modo specifico sono correlati al dolore neuropatico contribuirà allo sviluppo di nuovi farmaci, con lo scopo di arrivare ad una medicina per il dolore individualizzata sulle caratteristiche di singoli pazienti, superando le limitazioni attuali”.