Paracetamolo e FANS: combinazione efficace per il dolore o bisogna stare attenti ai rischi?
Paracetamolo e FANS, in particolare ibuprofene, sono tra i farmaci più usati nel mondo per il trattamento del dolore e della febbre. Spesso somministrati in combinazione o in regime alternato, soprattutto in età pediatrica, il loro utilizzo congiunto resta controverso. Una revisione sistematica di 77 studi clinici, pubblicata su Biomedicine & Pharmacotherapy, rivela risultati contrastanti: benefici in alcuni contesti (chirurgia), nessun vantaggio o possibili rischi in altri (antipiresi, dolori cronici). Gli autori della revisione consigliano cautela e ulteriori approfondimenti.
I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), come ibuprofene, naprossene e diclofenac, sono farmaci di largo impiego per le loro proprietà antipiretiche, antinfiammatorie e analgesiche, dovute all’inibizione dell’enzima cicloossigenasi (COX), che limita la produzione di prostaglandine. Il paracetamolo (PA), pur agendo anch’esso sulla COX, presenta un profilo farmacologico diverso e viene spesso classificato come un FANS atipico.
Nonostante le differenze, ibuprofene e paracetamolo sono frequentemente utilizzati insieme, soprattutto nella gestione del dolore e della febbre nei bambini. Tuttavia, questa pratica non è sempre supportata da raccomandazioni ufficiali e può comportare rischi se gestita impropriamente.
Benefici di FANS e paracetamolo, da soli o combinati
Una recente revisione sistematica ha analizzato 77 studi clinici fino a maggio 2023 su combinazioni o alternanze di FANS (soprattutto ibuprofene) e paracetamolo.
Oltre la metà degli studi riguarda il dolore post-operatorio. Escludendo la chirurgia odontoiatrica, 21 studi mostrano un beneficio della combinazione PA + FANS, mentre 9 non evidenziano vantaggi significativi. In ambito odontoiatrico, 11 studi riportano benefici, ma 3 no. Complessivamente, circa il 30% degli studi non odontoiatrici e il 21% degli odontoiatrici non mostrano sinergia tra i due farmaci.
Per il dolore acuto non chirurgico, quasi il 60% degli studi non riscontra benefici aggiuntivi. Nei dolori cronici, i dati sono scarsi e contrastanti: esistono evidenze favorevoli in caso di dolore al ginocchio e da ernia del disco, ma non per lombalgia o artrite reumatoide.
Per la febbre, 4 su 8 studi combinati e 5 su 6 alternati mostrano un effetto potenziato. Tuttavia, molti esperti ritengono che tale effetto sia dovuto a un’inibizione cumulativa o prolungata della COX-2, più che a un’effettiva sinergia farmacologica.
Meccanismi d’azione e dinamiche cliniche
Il paracetamolo agisce centralmente e ha un’emivita breve, mentre l’ibuprofene ha una durata d’azione più lunga. L’effetto combinato potrebbe derivare da una sommazione meccanica, anziché da un’azione sinergica vera e propria. È stato osservato che l’efficacia analgesica si potenzia maggiormente quando si aggiunge un FANS al PA, e non il contrario, a causa della minore potenza del paracetamolo a dosi standard.
Anche il momento della somministrazione influisce: se uno dei due farmaci viene assunto quando l’effetto dell’altro è in calo, si ottiene una copertura continua del dolore o della febbre.
Dose, indicazione e rischio: tre fattori chiave
Per quanto riguarda la dose, alcuni studi suggeriscono che il paracetamolo possa potenziare gli effetti di bassi dosaggi di FANS, ma l’effetto non è lineare. A dosaggi standard (es. IBU 400–800 mg), il PA aggiunge poco o nulla.
La combinazione sembrerebbe più utile per dolori intensi, come quelli post-operatori o da chirurgia dentale. È meno giustificata per dolori lievi o febbre.
Gli autori della revisione evidenziano però che l’uso congiunto può aumentare la tossicità, in particolare a livello gastrointestinale, soprattutto negli anziani o nei pazienti fragili. Alcuni studi osservano un aumento del rischio di sanguinamento con la combinazione PA + IBU, rispetto ai singoli farmaci. In età pediatrica, dove la tollerabilità è maggiore, questo rischio è quasi assente.
Quindi, l’uso combinato di paracetamolo e ibuprofene può essere giustificato in specifiche situazioni cliniche, in particolare nel dolore post-operatorio, dove le evidenze a supporto sono più robuste. Tuttavia, i risultati degli studi sono eterogenei, e il beneficio aggiuntivo non è garantito in tutte le indicazioni.
Nel trattamento della febbre, l’efficacia della combinazione è poco chiara, e il rischio di errori di dosaggio o aumento della tossicità suggerisce cautela. Le linee guida sono spesso discordanti, e la pratica clinica si basa talvolta su consuetudini non validate.
In attesa di ulteriori studi, è opportuno che i medici valutino caso per caso, tenendo conto dell’età del paziente, della severità del dolore o della febbre, del profilo di rischio individuale e della durata della terapia. La combinazione non va esclusa, ma neanche banalizzata: va usata con consapevolezza, precisione e prudenza.
Mireia Tena-Garitaonaindia et al., Pharmacological bases of combining nonsteroidal antiinflammatory drugs and paracetamol Biomed Pharmacother. 2025 Apr 29:187:118069.
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