Da qualche giorno è stato pubblicato il rapporto dell'AIFA sul consumo dei farmaci nel nostro Paese. Il rapporto OsMed 2018 riassume i numeri principali che riguardano sia i farmaci da prescrizione che da banco per le varie categorie farmaceutiche. Quest'anno evidenzia come i farmaci cardiovascolari sono quelli a maggior consumo, seguiti dai farmaci dell'apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci per problemi del sangue e organi emopoietici. Anche per quanto riguarda la terapia del dolore ci sono stati dei cambiamenti per il consumo di oppioidi ma anche per quanto concerne i farmaci antinfiammatori non steroidei.
Rapporto OsMed 2018, cosa cambia nella terapia del dolore
Da qualche giorno è stato pubblicato il rapporto dell’AIFA sul consumo dei farmaci nel nostro Paese. Il rapporto OsMed 2018 riassume i numeri principali che riguardano sia i farmaci da prescrizione che da banco per le varie categorie farmaceutiche. Quest’anno evidenzia come i farmaci cardiovascolari sono quelli a maggior consumo, seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci per problemi del sangue e organi emopoietici. Anche per quanto riguarda la terapia del dolore ci sono stati dei cambiamenti per il consumo di oppioidi ma anche per quanto concerne i farmaci antinfiammatori non steroidei.
I numeri principali del rapporto OsMed
Nel 2018 sono state consumate 1.572 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti (ovvero, considerando anche i consumi in ospedale e quelli a carico del cittadino, in media ogni italiano, inclusi i bambini, ha assunto al giorno circa 1,6 dosi di farmaco), il 72,3% delle quali erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), mentre il restante 27,7% è relativo a medicinali acquistati direttamente dal cittadino (acquisto privato di classe A, classe C con ricetta e automedicazione).
Nel 2018, la spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata pari a 29,1 miliardi di euro, di cui il 77% rimborsato dal SSN. In media, per ogni cittadino italiano, la spesa per farmaci è ammontata a circa 482 euro.
La spesa a carico dei cittadini, comprendente la spesa per compartecipazione (ticket regionali e differenza tra il prezzo del medicinale a brevetto scaduto erogato al paziente e il prezzo di riferimento), per i medicinali di classe A acquistati privatamente e quella per i farmaci di classe C, ha registrato un aumento del +3,8% rispetto al 2017.
Nel 2018 i medicinali dell’apparato cardiovascolare si confermano la categoria maggiormente consumata dagli italiani (e restano al secondo posto in termini di spesa), seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci per patologie del sangue e di organi emopoietici.
Nelle donne, si conferma una maggiore prevalenza d’uso di farmaci antineoplastici e immunomodulatori (tra i 35 e i 74 anni), di farmaci per il Sistema Nervoso Centrale (a partire dai 35 anni) e per l’apparato muscolo-scheletrico.
L’82,7% delle dosi consumate ogni giorno in regime di assistenza convenzionata è costituito da medicinali a brevetto scaduto, che rappresentano il 65,9% della spesa convenzionata.
Tra i farmaci di automedicazione, il diclofenac rappresenta il primo principio attivo per spesa, seguito da un altro antinfiammatorio non steroideo, l’ibuprofene.
Terapia del dolore
Anche nel 2018 prosegue la flessione del consumo di FANS, già inziata da alcuni anni, che nel 2018 hanno fatto segnare vendite per 152 milioni di euro (174 milioni nel 2017). Rispetto al 2013, il loro consumo si è ridotto del 21,5% mentre rispetto al 2017 la diminuzione del consumo è pari a circa il 12%.
Per quanto concerne gli oppioidi, è bene riflettere sul alcuni numeri. Il rapporto Osmed 2017 riportava vendite di oppioidi maggiori pari a 237,1 milioni di euro, per gli oppioidi deboli il documento parlava di 59 milioni. Totale vendite del 2017: 296 milioni di euro.
Nel 2018 il consumo totale degli oppioidi è salito a 305 milioni, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+3%). La grossa variazione c’è stata nelle due categorie in cui sono suddivisi questi prodotti: oppioidi forti e oppioidi deboli. Ma, come vedremo, soprattutto a causa di una variazione di classificazione di un principio attivo.
Per gli oppioidi maggiori nel 2018 le vendite sono state pari a 178,5 milioni e per gli oppioidi minori c’è stato un raddoppio della cifra che è arrivata a un valore di 126,8 milioni di euro.
Nel rapporto 2018 non ci sono spiegazioni per queste grandi differenze, la ragione però è da imputarsi principalmente al fatto che l’associazione ossicodone/naloxone è stata spostata dagli oppioidi maggiori agli oppioidi in associazione.
Nel periodo 2013-2018 si è registrato un leggero, ma costante aumento della prescrizione di farmaci per la terapia del dolore (da 6,7 DDD nel 2013 a 7,3 nel 2018: +9,2%), mentre la spesa pro capite (6,44 euro) si è ridotta dell’8% rispetto al 2017; gli oppioidi maggiori fanno rilevare un aumento del 4,7% rispetto al 2017, sostenuto in particolare da fentanil e tapentadolo (rispettivamente +2,8% e +7,5%).
Tra i farmaci per il dolore neuropatico, va segnalato l’aumento d’uso del pregabalin (DDD +6,9%) e in misura minore del gabapentin (+1,9%).
I FANS tradizionali con 12,2 DDD, pari al 66% del totale, sono la categoria più prescritta seguiti dai coxib con 3,8 DDD e dalla nimesulide con 2,1 DDD.
La riduzione del 33,6% della spesa dell’etoricoxib è dovuta alla scadenza brevettuale avvenuta nella seconda metà del 2017.
Circa il 90% della spesa delle dosi è relativa a farmaci a brevetto scaduto, anche se risulta ancora limitato l’uso degli equivalenti.
Andando ai singoli principi attivi, il diclofenac subisce una leggera flessione pari all’1,8% rispetto allo scorso anno, ketoprofene, nimesulide, celecoxib, aceclofenac, piroxicam e dexibuprofene sono i farmaci che hanno subito il maggior decremento di consumo.
Tra i primi venti principi attivi acquistabili privatamente svettano acido acetilsalicilico, ketoprofene, ibuprofene, nimesulide e diclofenac.
Le donne utilizzano più FANS rispetto agli uomini, in particolare nella fascia d’età superiore ai 65 anni, in cui gli uomini hanno una prevalenza d’uso di circa il 40% superiore a quella delle donne. Tali farmaci vengono utilizzati per brevi periodi: in media ogni utilizzatore viene trattato per 40 giorni e circa la metà riceve una sola prescrizione all’anno.