Dolore

World Institute of Pain: i temi che affronterà il prossimo presidente, il prof. Giustino Varrassi

Utilizzo degli oppioidi nel dolore oncologico e non, nuove terapie interventistiche per il trattamento del dolore e grande attenzione alla formazione. Sono questi i temi caldi del momento nella Medicina del Dolore e che stanno a cuore al prof. Giustino Varrassi, presidente eletto del prestigioso World Institute of Pain, che inizierà a guidare dal 2019.

Utilizzo degli oppioidi nel dolore oncologico e in quello benigno, nuove terapie interventistiche per il trattamento del dolore e grande attenzione alla formazione. Sono questi i temi caldi  nella Medicina del Dolore e che stanno a cuore al prof. Giustino Varrassi, presidente eletto del prestigioso World Institute of Pain, che inizierà a guidare dal 2019.

Un italiano alla guida di una delle organizzazioni più importanti a livello internazionale dedite alla cura dei pazienti con dolore, il World Institute of Pain (Wip). Dopo il prof. Craig T. Hartrick, attuale presidente, la guida della spocietà scientifica toccherà al prof. Giustino Varrassi. Egli sarà infatti il prossimo presidente, per il biennio 2019-2021.

Il World Institute of Pain è stato fondato nel 1993, vi aderiscono i massimi esperti internazionali in algologia ed è l'ente che rilascia la certificazione Fipp, Fellowship of interventional pain practice.

Varrassi è stato ordinario di Anestesia, Rianimazione e Medicina del Dolore all’Università degli Studi dell’Aquila ed ha presieduto l'Aisd (Associazione italiana studio dolore) dal 2003 al 2009, contribuendo alla crescita dell'associazione. Nel 1993 è stato socio fondatore della European pain federation, Efic, di cui è stato presidente dal 2009 al 2012.

Professore quando comincia la sua presidenza e quali obiettivi si è posto nell’immediato?
La mia presidenza WIP inizierà il 1 maggio 2019; stiamo già pianificando tante iniziative. A maggio 2018 avremo il congresso a Dublino e in associazione a questo stiamo programmando di fare un simposio satellite qui in Italia con la sessione italiana del WIP il cui presidente è il prof. De Negri. Questo simposio sarà incentrato sulle metodiche invasive nella medicina del dolore sia da cancro che non oncologico.

Sempre in associazione con il congresso mondiale di Dublino stiamo programmando di fare una Summer school di medicina del dolore sempre come WIP. Sarà il primo anno e sarà indirizzato a giovani neolaureati in quanto abbiamo bisogno di educare al dolore le nuove generazioni.

Anticipo anche che il congresso mondiale del 2020 si farà a Roma, decisione maturata proprio in questi giorni.

Per quanto riguarda l’insegnamento della Terapia del dolore nel corso di laurea in Medicina come siamo messi?
Di dolore se ne dovrebbe parlare di più anche nei corsi di laurea. Per legge sarebbe obbligatorio avere dei corsi sul dolore già dalla riforma del 1988. Prima di questa riforma la “tabella 18” dell’ordinamento degli studi di Medicina e Chirurgia del 1932-33 prevedeva degli esami obbligatori e altri facoltativi.

Questa riforma è stata rimodernata, dopo oltre mezzo secolo, nel 1988 con una nuova tabella 18 che prevedeva un ordinamento di studi modificato e in cui l’area diciassettesima, che era quella delle emergenze, prevedeva 100 ore di didattica frontale oltre a quelle pratiche. Di queste 100 ore ben 10 dovevano essere dedicate alla Terapia del Dolore.

Quindi l’obbligo esisterebbe ed è applicato da diverse Università come quella dell’Aquila, dove ho insegnato a lungo. Basti considerare che ho iniziato la mia carriera di professore nel 1985 come associato proprio di “Fisiopatologia e Terapia del dolore”. Le modificazioni successive di quell’ordinamento degli studi hanno incrementato l’obbligo di insegnamento della Medicina del Dolore, estendendolo anche ai corsi di laurea triennali, come ad esempio quello in Infermieristica.

Quello che oggi possiamo fare è cercare di migliorare questo processo che stenta a decollare in maniera continuativa e uniforme nella nostra nazione.

La situazione negli altri Paesi per quanto riguarda l’insegnamento della Terapia del dolore è migliore dell’Italia?
All’estero la situazione non è stata migliore fino a poco tempo fa ma vista la nostra lentezza ci siamo fatti superare. La Germania, che non aveva alcun tipo di didattica sul trattamento del dolore fino alla fine degli anni 90, adesso ha un corso sulla Medicina del Dolore molto ben strutturato.

Quali sono oggi gli hot topics principali nella Medicina del dolore?
Uno degli hot topics cruciali in questo momento è sicuramente quello della situazione che ci viene riportata dagli Stati Uniti sul misuso e abuso di oppioidi. Io sono molto perplesso su questa cosa e l’ho chiaramente espresso in diversi articoli pubblicati sul website della Fondazione Paolo Procacci e sul mio profilo Linked-in.

Mi sembra un tema che sta vivendo un momento di eccessiva attenzione; molti americani, come ho spesso ribadito, vivono con il sogno del “dio dollaro” e agiscono mirando sempre al guadagno. Quindi, quando sento parlare in modo tanto enfatico di abuso di oppioidi mi viene il sospetto che dietro ci sia sicuramente qualche trucco come, ad esempio, migliorare la vendita delle sostanze che curano l’abuso di oppioidi o le formulazioni di oppioidi che servono a prevenire.

Per quanto riguarda l’Italia c’è stata una crescita negli ultimi anni nelle prescrizioni e nel consumo di questi farmaci. Di certo, però, non siamo alle esagerazioni che la letteratura statunitense ci riporta.

Quali altri temi verranno affrontati nel corso della sua presidenza?
Il WIP insiste molto sul tema delle metodiche interventistiche sul dolore, fa parte del patrimonio genetico di questa Società scientifica. Sicuramente con la presidenza di Craig Hartrick e successivamente con la mia, il WIP avrà una evoluzione verso una medicina del dolore più totalitaria e non esclusivamente concentrata sulle metodiche interventistiche.