Il Chmp dell’Ema si è espresso per richiedere che il nuovo anticoagulante orale dabigatran sia controindicato nella fibrillazione atriale valvolare, cioè nei pazienti portari di protesi valvolari cardiache. Il farmaco è invece indicato nella fibrillazione atriale non valvolare al fine di prevenire lo stroke.
Recentemente, su Journal of the American College of Cardiology sono stati descritti i casi di due donne sottoposte a una sostituzione valvolare alcuni anni prima e in terapia con warfarin, le quali, dopo la sostituzione del ‘vecchio’ anticoagulante con dabigatran, hanno avuto una trombosi valvolare.
L’azienda, evidentemente conscia dei possibili rischi, lo scorso 11 dicembre fa ha deciso di interrompere lo studio RE-ALIGN, un trial di fase II di dose-finding su dabigatran della durata di 12 settimane condotto su circa 370 pazienti portatori di valvole meccaniche. Nel trial si stavano valutando tre dosaggi compresi fra da 150 a 330 mg due volte al giorno, regolati in base alla funzionalità renale e ai risultati del test Hemoclot sul tempo di coagulazione.
Nulla cambia per le attuali indicazioni del farmaco che rappresenta un’alternativa efficace e ben tollerata rispetto a warfarin. Esso agisce inibendo sia la trombina circolante che quella legata al coagulo ed è anche in grado di ridurre l'aggregazione piastrinica stimolata dalla trombina. L'effetto anticoagulante che si ottiene è meno variabile di quello prodotto dal warfarin e dagli altri inibitori della vitamina K, pertanto non necessita di monitoraggio periodico del tempo di protrombina né di aggiustamenti posologici.
Dabigatran è un farmaco anticoagulante appartenente alla nuova categoria degli inibitori diretti della trombina. Il farmaco, disponibile in Europa dal 2008 e commercializzato dalla Boehringer Ingelheim con il nome di Pradaxa, è approvato dall'Ema per la prevenzione primaria di episodi tromboembolici in pazienti adulti sottoposti a chirurgia sostitutiva elettiva totale dell'anca o del ginocchio. Il 4 agosto 2011 la Commissione Europea dell'Ema ha approvato dabigatran per la prevenzione di ictus e embolia sistemica nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare.
La fibrillazione atriale è presente in circa il 50% dei pazienti affetti da patologia valvolare mitralica. L’evoluzione naturale della fibrillazione atriale dopo interventi di chirurgia cardiaca senza concomitante trattamento specifico dell’aritmia prevede un ripristino spontaneo del ritmo sinusale nel 15-20% dei casi.
A loro volta, i pazienti con protesi valvolari cardiache hanno un maggior rischio di complicazioni tromboemboliche rispetto alla popolazione generale. Le iniziali esperienze con le protesi di prima generazione hanno evidenziato la necessità di un trattamento anticoagulante in modo da diminuire il rischio di episodi tromboembolici e migliorare il risultato dopo la sostituzione valvolare.
Nonostante un netto miglioramento nella struttura e nel funzionamento delle nuove protesi valvolari, problemi di ostruzione e di episodi tromboembolici correlati sono ancora causa di morbilità e mortalità e rendono la terapia anticoagulante necessaria nella maggior parte dei casi
Protocollo dello studio REALIGN
Documento del Chmp dell'Ema
Ema