Per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) in pazienti adulti, la Commissione Europea ha approvato all’uso di daclatasvir, un potente inibitore sperimentale pan-genotipico del complesso di replicazione NS5A (in vitro), in associazione con altri medicinali.

Sviluppato da Bristol-Myers Squibb, il farmaco sarà messo in commercio con il marchio Daklinza e potrà essere utilizzato nei pazienti con infezione di genotipo 1,2 3 e 4.

Daclastavir  è il primo inibitore complesso NS5A autorizzato nell'Unione europea (UE) e sarà disponibile per l'uso in combinazione con altri medicinali, garantendo una durata di trattamento più breve (12 o 24 settimane) rispetto alle 48 settimane di trattamento dei regimi basati su interferone e ribavirina.

L’approvazione consente la commercializzazione di daclatasvir in tutti i 28 Stati membri della UE e fa seguito alla valutazione accelerata da parte del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), un iter riconosciuto per nuovi medicinali di maggiore interesse per la salute dei cittadini.

“L’HCV è un virus difficile da vincere e richiede molteplici modalità di attacco. Con l’approvazione di daclatasvir, abbiamo una nuova classe di farmaci che agisce sul virus in due modi – inibendo sia la replicazione che l’assemblaggio virale – e, quando combinata con altri farmaci, spesso porta a guarigione persino i pazienti più difficili da trattare”, ha affermato Michael P. Manns, MD, Professore e Chairman, presso il Dipartmento di Gastroenterologia, Epatologia ed Endocrinologia all’Hannover Medical School.

Fra i nove milioni di persone con HCV stimati in UE, il genotipo 1 è il più comune, anche se la sua distribuzione varia nel continente. Il peso della malattia epatica e delle altre morbilità legate all’infezione da HCV è significativo in Europa, dove all’HCV è riconducibile il 63% dei trapianti di fegato fra i pazienti con malattia epatica correlata al virus. I pazienti con importanti bisogni clinici non soddisfatti includono quelli con malattia epatica avanzata, fallimento di un inibitore della proteasi, genotipo 3, coinfezione da HIV e coloro che si sono sottoposti a trapianto di fegato.

L’approvazione di daclatasvir è supportata dai dati di molteplici studi, compreso uno “in aperto” (open-label) randomizzato in associazione con sofosbuvir nei genotipi 1, 2 e 3, inclusi pazienti che non hanno risposto a una precedente terapia con telaprevir o boceprevir e pazienti con fibrosi. I risultati hanno mostrato che l'associazione di daclatasvir con sofosbuvir ha consentito di raggiungere l’SVR12 (risposta virologica sostenuta 12 settimane dopo la fine del trattamento, guarigione “funzionale”) nel 99% dei pazienti con genotipo 1 non trattati prima, nel 100% dei pazienti con genotipo 1 che avevano fallito il trattamento con telaprevir o con boceprevir, nel 96% di quelli con genotipo 2 e nell’89% di quelli con genotipo 3.

Quando usato in combinazione con sofosbuvir, costituisce  un regime tutto orale, senza interferone che negli studi clinici ha fornito tassi di guarigione fino al 100%, inclusi i pazienti con malattia epatica avanzata, nel genotipo 3 e in coloro che hanno precedentemente fallito il trattamento con inibitori della proteasi.

Inoltre, il regime ha evidenziato basse percentuali di interruzione (<1%) dovute a eventi avversi (AEs). Il tasso di eventi avversi gravi (SAEs) era basso (4.7%). Gli eventi avversi più comuni erano astenia, cefalea e nausea. Negli studi clinici, i regimi basati su daclatasvir sono stati generalmente ben tollerati con basse percentuali di interruzioni. Gli studi su daclatasvir, in corso e completati, hanno incluso più di 5.500 pazienti in una serie di regimi tutti orali e con l’attuale standard di cura a base di interferone.

La sicurezza di daclatasvir nel trattamento dell’epatite C è stata dimostrata in diverse popolazioni che includono pazienti anziani, con malattia epatica avanzata, sottoposti a trapianto del fegato e con coinfezione da HIV. Nessuna problematica riguardo alla sicurezza è stata identificata in pazienti trattati con daclatasvir negli studi clinici e nel programma di accesso precoce. Diversi di questi studi sono in corso.

Il farmaco è stato recentemente incluso nelle linee guida di pratica clinica dell’Associazione europea per lo studio del fegato (EASL) per la gestione dell’infezione da HCV nei differenti genotipi.