La Commissione Europea ha esteso l'attuale autorizzazione condizionale all'immissione sul mercato di brentuximab vedotin, e ha approvato il farmaco per il trattamento di pazienti adulti con linfoma di Hodgkin CD-30 positivo ad aumentato rischio di recidiva o progressione in seguito a trapianto autologo di cellule staminali (ASCT).
Linfoma di Hodgkin, bentuximab vedotin approvato dall'Ema per il consolidamento post-trapianto
La Commissione Europea ha esteso l'attuale autorizzazione condizionale all'immissione sul mercato di brentuximab vedotin, e ha approvato il farmaco per il trattamento di pazienti adulti con linfoma di Hodgkin CD-30 positivo ad aumentato rischio di recidiva o progressione in seguito a trapianto autologo di cellule staminali (ASCT).
Questo trattamento può ora fornire un importante opzione terapeutica per i pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali autologhe. Attualmente, la terapia ad alte dosi seguita da auto-ASCT è lo standard di cura per i pazienti con HL refrattario o primario recidivato, e circa il 50% dei pazienti può essere curato dopo trapianto autologo di cellule staminali. Tuttavia, molti pazienti con fattori di rischio sfavorevoli progrediscono dopo il trapianto.
Brentuximab vedotin è un anticorpo monoclonale diretto alla proteina CD30, che si esprime nell’ HL classico e nel linfoma sistemico anaplastico a grandi cellule (sALCL).
La decisione dell’ EMA si è basata sui risultati positivi di uno studio clinico di fase 3 denominato AETHERA. I dati degli studi sono stati pubblicati online su The Lancet nel marzo del 2015.
Lo studio clinico AETHERA è il primo studio randomizzato condotto a termine ad avere esplorato il trattamento di consolidamento immediatamente dopo trapianto autologo di cellule staminali, come opzione per estendere gli effetti del trapianto nel prevenire le recidive in pazienti con linfoma di Hodgkin.
Il trial Aethera è un studio controllato con placebo in doppio cieco randomizzato che ha valutato il potenziale del singolo agente, brentuximab vedotin, di allungare la sopravvivenza libera da progressione (PFS) post-auto HSCT in pazienti con HL che avevano almeno un fattore di rischio per la progressione o recidiva.
Un fattore di rischio di progressione o recidiva è stato definito da almeno una delle seguenti caratteristiche: ricaduta prima dei 12 mesi dopo la terapia di prima linea o di ricaduta dopo i 12 mesi con malattia extranodale.
In questo studio, sono stati arruolati un totale di 329 pazienti HL a rischio di recidiva o progressione, tra cui 165 nel braccio brentuximab vedotin e 164 nel braccio placebo. Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario e ha dimostrato un aumento significativo della PFS con un hazard ratio di 0,57. La PFS mediana è stata di 43 mesi per i pazienti che avevano ricevuto brentuximab vedotin rispetto a 24 mesi per i pazienti che avevano ricevuto placebo.
I pazienti trattati con brentuximab vedotin hanno ricevuto una mediana di 15 cicli di trattamento (range: da 1 a 16), con una tollerabilità generalmente accettabile e un profilo gestibile di reazioni avverse. I pazienti nel braccio placebo hanno ricevuto una mediana di 15 cicli di trattamento (range: 1-16).
Le reazioni avverse che hanno portato a un ritardo nella somministrazione della dose in più del 5% dei pazienti trattati col farmaco sono stati: neutropenia (22%), neuropatia sensoriale periferica (16%), infezione del tratto respiratorio superiore (6%), e neuropatia motoria periferica (6%) . Le reazioni avverse hanno portato alla sospensione del trattamento nel 32% dei pazienti trattati con tale molecola. Le reazioni avverse hanno incluso neuropatia sensoriale periferica (14%), neuropatia motoria periferica (7%), sindrome da distress respiratorio (1%), parestesia (1%) e vomito (1%).
In conclusione, lo studio AETHERA ha dimostrato che i pazienti con linfoma di Hodgkin che hanno ricevuto brentuximab vedotin (in aggiunta alla miglior terapia di supporto) come terapia di consolidamento, immediatamente dopo trapianto autologo di cellule staminali, hanno avuto un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto ai pazienti che hanno ricevuto il placebo (più la miglior terapia di supporto), in accordo alla valutazione di un comitato di revisione indipendente.
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