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Linfoma mantellare recidivato/refrattario, ok europeo per lenalidomide

La Commissione Europea ha approvato lenalidomide per il trattamento di pazienti adulti con linfoma mantellare (MCL) recidivato o refrattario. Il linfoma mantellare è un raro sottotipo di linfoma non-Hodgkin aggressivo, che origina generalmente dai linfociti B della zona mantellare dei linfonodi, ma potenzialmente può insorgere nel tessuto linfoide associato a qualsiasi organo, più frequentemente il tratto gastrointestinale.

La Commissione Europea ha approvato lenalidomide per il trattamento di pazienti adulti con linfoma mantellare (MCL) recidivato o refrattario.

Il linfoma mantellare è un raro sottotipo di linfoma non-Hodgkin aggressivo, che origina generalmente dai linfociti B della zona mantellare dei linfonodi, ma potenzialmente può insorgere nel tessuto linfoide associato a qualsiasi organo, più frequentemente il tratto gastrointestinale. Spesso il midollo osseo è coinvolto fin dall’inizio e lo stadio risulta avanzato fin dalla diagnosi. Il linfoma mantellare rappresenta il 3-6% di tutti casi di linfoma non-Hodgkin ed è uno dei sottotipi di linfoma a cellule B, caratterizzato da peggiore sopravvivenza a lungo termine con meno del 50% dei pazienti che sopravvivono a 5 anni. Secondo gli ultimi dati disponibili nel 2012 si sono registrati 3.433 nuovi casi di linfoma mantellare in Europa.

«Data la gravità del linfoma mantellare e il numero limitato di trattamenti al momento disponibili, si ha un assoluto bisogno di nuove opzioni terapeutiche per cambiare il corso della malattia» ha affermato il Prof. Marek Trneny, della Charles University a Praga. «Lenalidomide è un farmaco di comprovata efficacia nel trattamento del linfoma mantellare e lo studio MCL-002 ha soddisfatto l’endpoint primario, dimostrando un aumento della sopravvivenza libera da progressione (PFS)».

La decisione della Commissione Europea si è basata sui dati dello studio MCL-002, studio di fase 2, multicentrico, randomizzato, in aperto disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza di lenalidomide rispetto “all’investigator’s choice” (IC), ovvero la terapia scelta dallo sperimentatore, in 254 pazienti con malattia refrattaria o recidivata da una a tre volte. Nello studio, lenalidomide ha mostrato un aumento significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS), risultata pari a 8,7 mesi rispetto ai 5,2 mesi del braccio di controllo (HR = 0.61, valore di p di 0,004).

Nello studio, le reazioni avverse più comunemente osservate che si sono verificate con maggiore frequenza nel braccio lenalidomide rispetto al braccio IC sono state neutropenia (50,9%), anemia (28,7%), diarrea (22,8%), affaticamento (21,0%), stipsi (17,4%), piressia (16,8%) e rash cutaneo (inclusa dermatite allergica) (16,2%).

Lenalidomide è inoltre indicato in diversi Paesi, tra cui l’Unione Europea, per il trattamento del mieloma multiplo recidivato/refrattario e di nuova diagnosi, e per il trattamento delle sindromi mielodisplastiche.