L'Unione Europea ha approvato l'utilizzo dell'antitumorale rituximab (MabThera, Roche) anche quale prima linea di trattamento per la cura della leucemia linfocitica cronica (LLC).
La nuova indicazione è diretta conseguenza dello studio internazionale di fase III denominato CLL8 condotto su 817 pazienti affetti da CLL di nuova diagnosi.
Nei pazienti che hanno assunto rituximab in associazione a chemioterapia, rispetto al braccio trattato con la sola chemioterapia, si è registrato un significativo aumento della progressione senza malattia (progression-free survival, PFS) risultata di 39,8 mesi contro i 32,2 del braccio trattato con la sola chemioterapia (p=0.0001).
Altri dati, frutto del lavoro del German CLL Study Group e presentati lo scorso dicembre al congresso internazionale di ematologia ASH di san Francisco, hanno evidenziato nel gruppo rituximab un tasso completo di risposta quasi doppio rispetto alla sola chemioterapia (22.9% vs 44.5%, p<0.01). La sopravvivenza a due anni è anch'essa risultata più elevata (76,6% verso 63,3%).
In Europa Rituximab è già autorizzato per il linfoma non-Hodgkin e per l'artrite reumatoide.
La LLC è la più comune forma di leucemia di cui rappresenta circa il 30-40% dei casi. La malattia ha un'incidenza di 3 casi su 100mila persone e colpisce il 30% di più gli uomini rispetto alle donne. La LLC consiste in una espansione clonale di linfociti apparentemente maturi che interessa i linfonodi e gli altri tessuti linfoidi, con progressiva infiltrazione del midollo osseo e comparsa di questi elementi cellulari nel sangue periferico. Il 70-80% per cento di casi sono diagnosticati nei pazienti con più di 55 anni.
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