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Sindromi mielodisplastiche, approvazione europea di epoetina-alfa originator per l'anemia sintomatica

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Esito positivo della Procedura di Mutuo Riconoscimento (MRP) per l’originator della epoetina alfa, approvato dall'Agenzia sanitaria francese (ANSM) anche nel trattamento dell'anemia sintomatica nei pazienti adulti a basso rischio e a rischio intemedio-1, cioè nelle fasi di malattia meno avanzata, e con bassa eritropoietina sierica (< 200 mU/mL).

L’autorizzazione è arrivata a seguito dei risultati di un ampio studio clinico multicentrico, randomizzato in doppio cieco (gruppo di controllo vs placebo) – l’EPOANE 3021 – registrato per questa rara patologia del midollo osseo, capace di produrre nuove cellule del sangue ma non di portarle a ‘giusta’ maturazione, che interessa circa 3 mila italiani (5 italiani ogni 100 mila) di età media 65-67 anni di entrambi i sessi.

A fronte della significatività del risultato dello studio, l’autorità regolatoria francese ha riconosciuto a Janssen l’esclusività dell’utilizzo del dato per un periodo di 1 anno. L’indicazione della MRP segnerà una svolta nell’approccio alla malattia, consentendo cioè il passaggio per tre quarti dei pazienti (circa il 75%) avviati a una progressiva anemia, da una terapia trasfusionale ‘cronica’, unica soluzione oggi possibile, a un’iniezione sottocute, autosomministrabile una volta a settimana dal paziente o dal care-giver, al proprio domicilio.

La terapia con epoetina alfa originator comporta vantaggi oltre che clinici anche sulla qualità della vita del paziente, associati soprattutto alla facilità di gestione terapeutica e al risparmio di costi in termine di peregrinazioni in ospedale, tempo speso per l’esecuzione di esami clinici preparatori e per la trasfusione (quest’ultima pari almeno a 2 ore).

Lo studio EPOANE 3021 attesta infatti la superiore risposta eritroide in quasi il 50% dei pazienti trattati con epoetina alfa originator (contro poco più del 4% nei pazienti trasfusi) e una durata di risposta media di circa 200 giorni; la riduzione della necessità di trasfusioni o l’allungamento del tempo che separa da esse, passata da quasi il 52% nelle 8 settimane precedenti lo studio al 24% circa entro le 24 settimane successive alla terapia, grazie alla capacità della epoetina alfa originator di mantenere stabili i valori dell’emoglobina con un sensibile riduzione dei danni correlati al sovraccarico marziale, dovuto alle eccessive trasfusioni, che possono portare ad importanti disfunzioni cardiache ed epatiche. Ancora in corso, invece, gli studi su eventuali miglioramenti in termine di sopravvivenza, rispetto alla terapia trasfusionale.
   
“L’originator della epoetina alfa, approvata anche nei pazienti con mielodisplasia a basso rischio e/o intermedio-1 – spiega Agostino Cortelezzi, professore di Ematologia dell’Università degli Studi di Milano e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ematologia del Policlinico di Milano – soddisfa un bisogno terapeutico ancora irrisolto per questa rara patologia la cui unica arma terapeutica era rappresentata fino ad oggi da trasfusioni, utili a far fronte all’anemia, prima e più frequente conseguenza della mielodisplasia. Seppure efficaci e necessarie, le trasfusioni hanno però almeno due svantaggi: l’incapacità di mantenere stabili i livelli di emoglobina nel sangue ed il sovraccarico di ferro, derivato da ripetute trasfusioni e tossico per numerosi organi vitali tra cui in primis fegato e cuore, con necessità di terapia ferrochelante atta ad allontanare il ferro in eccesso e ad evitare severi quadri di tossicità cardiaca, epatica, endocrina, ecc…”.

Fino ad oggi, le trasfusioni hanno rappresentato l’unico approccio ufficialmente delibato nel nostro paese per trattare l’anemia da sindromi mielodisplastiche.

“Lo studio clinico controllato EPOANE 3021 – aggiunge il prof. Cortelezzi – ha dimostrato l’efficacia superiore e statisticamente significativa della epoetina alfa originator, rispetto al placebo, nello stimolare la produzione di globuli rossi in pazienti con mielodisplasie a rischio basso o moderato in termini di evoluzione leucemica e di impatto negativo sulla sopravvivenza, nella maggioranza dei quali l’anemia rappresenta l’elemento clinico prevalente se non unico. I vantaggi della molecola erano già noti da circa 30 anni, tuttavia mancava uno studio registrativo, ampio, accurato, rispettoso delle norme di ‘Good Clinical Practice’ che ne accreditasse le potenzialità: oggi finalmente è stato raggiunto questo importante traguardo.

Non si tratta solo di efficacia terapeutica, perché la epoetina alfa originator apporta notevoli benefici anche gestionali e sulla qualità della vita. Si somministra una volta la settimana come una qualsiasi altra iniezione sottocute – precisa il prof. Cortelezzi – nelle medesime sedi del corpo in cui si possono somministrare altri farmaci per uso sottocutaneo, quali ad esempio le insuline, cioè la regione deltoidea delle braccia, la parte laterale delle cosce e/o la cute dell’addome. È auto-attuabile dal paziente stesso o dal care-giver, al proprio domicilio, sebbene la prima iniezione venga di solito eseguita in ospedale per insegnare al paziente la corretta somministrazione e per monitorare eventuali effetti avversi peraltro estremamente rari. Inoltre si evitano o si riducono drasticamente, nei pazienti responsivi all’epoetina alfa, i ricoveri per effettuare trasfusioni, prelievi ematici per i test di compatibilità o altri esami che necessariamente precedono la trasfusione, si evitano al paziente le 2-3 ore necessarie alla somministrazione della sacca di sangue, infine, ma non meno importante vantaggio, è quello di prevenire il sovraccarico di ferro che è causa di severa morbilità nei soggetti politrasfusi”.

Confermati anche i benefici clinici: maggiore stabilità, rispetto alla trasfusione, dei valori di emoglobina nel sangue, riduzione del fabbisogno trasfusionale, minor rischio di anemizzazione, mentre sono ancora da attestare eventuali vantaggi della epoetina alfa rispetto alla trasfusione sulla sopravvivenza.  

“La comunità scientifica accoglie con grande entusiasmo la possibilità di utilizzo di epoetina alfa originator nelle mielodisplasie – conclude il prof. Cortelezzi – patologie stimate in crescita anche per l’allungamento della vita media e non prevenibili: si possono infatti ‘acquisire’ nell’arco della vita, e benché siano stati individuati alcuni potenziali fattori di rischio, come ad esempio l’esposizione a radiazioni ionizzanti, derivati del petrolio, agenti tossici alimentari agricoli o  veterinari, la o meglio le cause certe che portano al pieno sviluppo e quindi alle manifestazioni cliniche di questo eterogeneo gruppo di disfunzioni della differenziazione e maturazione delle cellule del midollo osseo non sono ancora state definite”.

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