Pazienti infettati da virus dell'epatite cronica C trattati con un regime a base di sofosbuvir hanno mostrato un ridotto numero di complicanze della malattia epatica, rispetto ai pazienti trattati con altri trattamenti. Questi risultati sono stati presentati a Chicago al Digestive Disease Week 2014.

Il trattamento dell’epatite C è in continuo aggiornamento; ci sono tante nuove molecole che promettono il raggiungimento di elevatissimi tassi di risposta virologica sostenuta. Tra queste vi è il sofosbuvir.

Il sofosbuvir è un farmaco per il trattamento dell’epatite C approvato ad inizio anno dall’Ema. Si tratta di una terapia completamente orale che si somministra once daily alla dose di 400 mg.  Viene spesso abbinato all’interferone peghilato o alla ribavirina e viene attualmente studiato in associazione ad altri antivirali come il simeprevir, ledipasvir e daclatasvir  per aumentare la percentuale di risposta virologica sostenuta.

Il team del Dott. Sammy Saab dell’UCLA Medical Center ha usato un modello analitico-decisionale di Markov per confrontare i risultati di salute tra pazienti con infezione cronica da virus dell'epatite C (Hcv); sono stati considerati pazienti con genotipi dall’1 al 4 che avevano ricevuto un trattamento a base di una combinazione di sofosbuvir (SOF ; Sovaldi , Gilead Sciences) e altri farmaci (interferone peghilato e ribavirina) confrontati con pazienti Hcv che avevano ricevuto altri trattamenti.

Le misure di outcome includevano complicazioni con conseguente mortalità, trapianto di fegato, cirrosi compensata, cirrosi scompensata e carcinoma epatocellulare.

Nel dettaglio, i ricercatori hanno confrontato i risultati ottenuti da pazienti con genotipo (GT)-1 che avevano ricevuto SOF più interferone pegilato e ribavirina (PegIFN/RBV) per 12 settimane rispetto al solo trattamento con PegIFN / RBV, o rispetto alla terapia con boceprevir più PegIFN/RBV o telaprevir e PegIFN /RBV per 24 a 48 settimane.

Sono stati effettuati anche dei confronti per i pazienti con genotipo GT-2 trattati con SOF con RBV per 12 settimane rispetto a PegIFN/RBV per 24 a 48 settimane. Anche nel caso dei pazienti con genotipo GT-3 sono state effettuate queste valutazioni considerando pazienti trattati con SOF più RBV per 24 settimane vs PegIFN/RBV per 24 a 48 settimane e per i pazienti GT - 4 pazienti trattati con SOF e PegIFN/RBV e confrontati con PegIFN /RBV.

I risultati hanno mostrato che i pazienti che sono erano stati trattati con SOF hanno ottenuto riduzione di almeno il 30% dell’incidenza di complicanze osservate di malattia epatica rispetto a quelli che non avevano ricevuto SOF. Nel gruppo GT-1, sono state osservate riduzioni tra il 31% e il 78% ; le riduzioni variavano fino al 93% nel gruppo GT-2 ; mentre per i pazienti GT-3 si arrivava all'87% di riduzione e per GT-4 al 76%.
Come ha dichiarato il Dott. Saab: "La terapia a base di Sofosbuvir è considerata dominante in termini di efficacia e riduzione dei costi ".


Saab S. # 474 . Presentato al: Digestive Disease Week 2014; 3-6 maggio; Chicago.
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