Il fenomeno della nausea e del vomito conseguenti alla chemioterapia è molto frequente nel paziente neoplastico (negli ultimi due mesi di vita compare in oltre il 60% dei pazienti). Oltre ad essere un problema clinico di grande rilievo, esso va a gravare notevolmente anche sulla spesa sanitaria.

Da qualche giorno in Italia per questi pazienti è disponibile un nuovo sistema di delivery dell’antiemetico granisetron, un cerotto transdermico che è efficace nella prevenzione di nausea e vomito in pazienti con cancro in trattamento chemioterapico moderatamente o altamente emetogeno.

Sviluppato dalla società Prostrakan,  da qualche tempo parte del gruppo giapponese Kyowa Hakko Kirin, tale sistema non è inferiore al granisetron orale in questa indicazione ed è accompagnato da una buona tollerabilità.

Con una singola applicazione, il cerotto sostituirà i correnti regimi di dosaggio degli antagonisti 5-HT3, ovviando alla necessità di ripetute iniezioni e ripetute somministrazioni orali.
Bloccando questi recettori, questo patch previene il senso di nausea e il vomito che sono spesso associati a determinati tipi di chemioterapia. Il cerotto transdermico fornisce una protezione antiemetica durante l'intero periodo di chemioterapia grazie alla somministrazione del medicinale attraverso la pelle.

Ciascun cerotto rilascia 3,1 mg del principio attivo granisetron in 24 ore; questo dispositivo viene definito come un “medicinale generico ibrido” perché è analogo a un “medicinale di riferimento” che contiene il medesimo principio attivo, ma la modalità di somministrazione è diversa.

Il cerotto transdermico si applica da 24 a 48 ore prima della chemioterapia. Il cerotto deve essere applicato sulla cute sana, pulita e asciutta, sulla parte esterna del braccio superiore o, se ciò non fosse possibile, sull’addome. Può essere indossato per un periodo fino a sette giorni, a seconda della durata della chemioterapia, e deve essere rimosso dopo un minimo di 24 ore dal completamento della chemioterapia. Il cerotto non deve essere tagliato in più parti.

Il beneficio di questo dispositivo nella prevenzione della nausea e del vomito associati alla chemioterapia è stato esaminato nell’ambito di diversi studi tra cui riportiamo uno studio principale condotto su un totale di 641 pazienti. Questi pazienti erano stati sottoposti per più giorni a un trattamento chemioterapico che stimolava nausea e vomito in modo moderato o intenso. Lo studio metteva a confronto il cerotto transdermico indossato per sette giorni e granisetron assunto per via orale una volta al giorno per tutta la durata della chemioterapia.

I risultati sono stati simili agli effetti del granisetron assunto per via orale nella prevenzione del vomito e della nausea dopo la chemioterapia: nel 60,2% dei pazienti trattati col cerotto transdermico (171 su 284) è stato possibile controllare nausea e vomito rispetto al 64,8% dei soggetti trattati con granisetron somministrato per via orale (193 su 298).
E’ indicato soltanto negli adulti che avrebbero difficoltà a ingerire i medicinali e nel caso in cui il trattamento chemioterapico abbia una durata prevista di 3-5 giorni. Il medicinale può essere ottenuto soltanto con prescrizione medica.

L’effetto indesiderato più comune (osservato in 1-10 pazienti su 100) è la costipazione. La maggior parte degli effetti avversi (AE) erano di entità da lieve a moderata, inoltre, non deve essere somministrato a soggetti che potrebbero essere ipersensibili (allergici) a granisetron, ad altri 5HT3 antagonisti o a uno qualsiasi degli altri ingredienti.

Ovviamente i vantaggi superano i possibili effetti non desiderati. In generale, la costante permeazione di farmaco attraverso la pelle consente una maggiore coerenza nei livelli sierici di molecola nel siero. La mancanza di picchi di concentrazioni nel plasma possono ridurre il rischio di AE. La consegna transdermica evita anche il deterioramento nel tratto gastrointestinale.
Il trattamento si semplifica e ciò aiuta i pazienti a diventare più aderenti ai loro regimi di farmaci. Questo sistema di delivery è utile anche in pazienti che non tollerano le forme di dosaggio orali (per esempio, pazienti con nausea o vomito) ed è meno invasiva della somministrazione IV o sottocutanea, che può essere molto dolorosa.

La nausea e il vomito indotti da chemioterapia (CINV) sono uno dei più comuni e più temuti effetti riportati dai pazienti con cancro. Altri comuni effetti avversi (EA) amputabili a questi agenti includono la perdita di capelli, malessere, stanchezza, diarrea, disidratazione, neutropenia, febbre, infezioni sistemiche, e trombocitopenia.

Anche se alcuni di questi eventi avversi non possono essere impediti, quelli che possono, ad esempio la CINV, dovrebbero essere evitati e gestiti.
Nausea grave e vomito possono provocare molte complicazioni, quali disidratazione, malnutrizione, disturbi metabolici (cioè, alcalosi metabolica, ipo-natremia, ipocloremia, e ipopotassiemia), e polmonite ab ingestis, ognuno dei quali può diventare pericoloso per la vita.

I pazienti possono arrivare, dopo vomito prolungato, anche alla rottura dell’esofago (sindrome di Boerhaave), o possono andare incontro a lacerazione della giunzione esofagogastrica (sindrome di Mallory-Weiss), che può provocare vomito di sangue. In letteratura è riportato che il mancato controllo di questi effetti collaterali comporterebbe dal 25% al 50% di ritardo o rifiuto da parte dei pazienti della chemioterapia e quindi dell’antineoplastico salvavita. Il problema è particolarmente grave con cisplatino.

Nausea incontrollata e vomito possono anche avere un effetto significativo sulla qualità della vita del paziente. In aggiunta a quanto già accennato, i pazienti potrebbero non essere in grado di mantenere le attività della vita quotidiana o di lavoro, mangiare pasti, assumere altri farmaci prescritti.
E’ da considerare anche l’aspetto economico; una CINV mal controllata include spese mediche per visite ambulatoriali non programmate, necessità di idratazione oltre a frequenti visite al pronto soccorso.

Il numero medio di giorni di lavoro persi per la CINV incontrollata e controllata è di 6,23 e 3,61 giorni al mese, rispettivamente, e i costi medi indiretti di una CINV controllata sarebbero più alti di 433 dollari al mese rispetto a quelli relativi alla CINV controllata.

L'obiettivo di profilassi e trattamento della CINV è dunque alleviare o ridurre nausea e vomito, che dovrebbe essere pensato come due entità separate. E’ importante infatti considerare la gravità e la durata della nausea, così come il numero di episodi e la durata di vomito e conati di vomito.
Numerosi fattori di rischio possono contribuire allo sviluppo della CINV. Fattori di rischio specifici relativi al  trattamento comprendono: l'agente utilizzato (ad esempio, agenti altamente emetogeno ad esempio cisplatino); la dose dell'agente usato (dosi più elevate sono più emetogene di dosi più basse); la velocità di infusione (rallentando la velocità di infusione prolungando il tempo di infusione può diminuire il rischio di emesi).

Fattori specifici dei pazienti possono anche influenzare il rischio di nausea e vomito.
Il meccanismo con cui si attua la CINV comporta una complessa interazione tra neurotrasmettitori e recettori sia nel sistema nervoso centrale (SNC) che periferico.
Viene, infatti, avviato un processo di stimolazione dei recettori per dopamina, oppiacei, istamina, acetilcolina, neurochinina-1 (NK1) o serotonina (5-HT). I recettori di tipo 2 per la dopamina (D2) e tipo 3 per la serotonina (5-HT3) sembrano avere il ruolo principale nell’insorgenza della nausea e del vomito.

Pertanto, la farmacoterapia per il trattamento e la prevenzione della CINV è rivolta principalmente a bloccare i recettori di questi neurotrasmettitori.
Le opzioni di trattamento farmacologiche per la CINV possono essere classificate come segue: antagonisti del recettore 5-HT3; antagonisti del recettore NK1; corticosteroidi; antagonisti del recettore della dopamina, come butirrofenoni (ad esempio, aloperidolo), benzamidi (ad esempio, metoclopramide), o fenotiazine (ad esempio, pro-clorperazina, clorpromazina), antistaminici (ad esempio, difenidramina), benzodiazepine (ad esempio, lorazepam), e cannabinoidi (ad esempio, dronabinol).

Le attuali linee guida raccomandano utilizzando un regime multidrug per prevenire la CINV acuta nei pazienti ad alto rischio che consiste di mix tra un antagonista del recettore 5-HT3, un antagonista del recettore NK1 e desametasone. La combinazione di desametasone più un antagonista del recettore 5-HT3 è raccomandata per prevenire la CINV acuta in pazienti a rischio moderato. Un antagonista del recettore NK1 può essere aggiunto al regime terapeutico per pazienti che ricevono un’antraciclina e una ciclofosfamide.

In conclusione, la nausea e il vomito indotti da chemioterapici sono un grave problema per il paziente in cura per questa patologia. Sono disponibili numerosi trattamenti orali ed endovenosi per diminuire la gravità della problematica e delle conseguenze collegate. Il cerotto transdermico è un sistema efficace e ben tollerato per la dispensazione del gramisetron a questi pazienti ovviando al peggioramento di problemi gastrointestinali con somministrazioni orali e alle dolore somministrazioni endovenose. Tutto ciò  potenzialmente migliora anche la compliance del paziente.

Emilia Vaccaro


Gillian M. Keating et al. Transdermal Granisetron: A Guide to Its Use in Preventing Nausea and Vomiting Induced by Chemotherapy. CNS Drugs 2012; 26 (9): 787-790 1172-7047/12/0009-0787/$49.95/0
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