Uno studio osservazione appena presentato al congresso mondiale di neurologia, a Vienna, suggerisce che l'esposizione durante la gravidanza a farmaci antiepilettici può comportare rischi per il feto che vanno al di là dei difetti congeniti già elencati sui bugiardini dei vari prodotti.


In particolare, il lavoro, effettuato su un registro danese da un team di ricercatori dell’ospedale universitario di Aarhus, indica un aumento significativo del rischio di basso peso alla nascita, parto prematuro e circonferenza della testa più piccola del normale nei bambini nati da madri che avevano preso antiepilettici mentre erano incinte.


Presentando la ricerca, la prima autrice Demet Kilic, ha spiegato che su circa 1 milione di gravidanze registrate tra il 1997 e il 2008 in Danimarca, in 2928 casi le cartelle cliniche indicavano che le future mamme avevano usato farmaci antiepilettici mentre erano in dolce attesa.


Dopo aver aggiustato i dati in base ai vari fattori di confondimento possibili, l’esposizione agli antiepilettici è risultata associata in modo significativo a un’età gestazionale inferiore di 0,92 giorni (IC al 95% da - 0,44 a - 1,40), un peso alla nascita più basso di 31,96 g (IC al 95% da - 12,18 a – 51,74 ) e una circonferenza della testa più piccola di 0,07 cm (IC al 95% da - 0,004 a – 0,14 ).


Inoltre, nel gruppo in cui le gestanti avevano assunto antiepilettici si è trovato un aumento del 51% del rischio relativo di parto pretermine (prima delle 37 settimane di gestazione) (risk ratio aggiustato, aRR, 1,51 ; IC al 95 1,32-1,72) e un aumento del 21% del rischio relativo dei nascituri di essere sottodimensionati rispetto all’'età gestazionale (aRR 1,21; IC al 95% 1,10-1,34).


Indizi dell’esistenza di tali rischi erano già stati forniti da studi sull’animale, in cui roditori esposti a farmaci antiepilettici in utero sono risultati più piccoli alla nascita rispetto ai controlli, non esposti. Tuttavia, le avvertenze e le precauzioni riportate nei foglietti illustrativi di questi agenti si focalizzano, attualmente, solo sui difetti alla nascita.


Per esempio, negli Stati Uniti, il bugiardino di carbamazepina a rilascio prolungato parla di possibili ‘difetti cranio-facciali, malformazioni cardiovascolari, ipospadia e anomalie che coinvolgono vari sistemi’ sulla base di dati epidemiologici, ma non fa alcun cenno alla possibilità di basso peso alla nascita o di parto pretermine.


Lo studio danese è stato condotto proprio per contribuire a colmare questa lacuna infrmativa, ha detto la ricercatrice.


Per la loro analisi, gli autori danesi hanno utilizzato i dati provenienti da tre registri nazionali collegati tra loro: l’anagrafe civile, un registro contenente tutte le prescrizioni farmacologiche e un terzo contenente i dati relativi a età gestazionale, peso e circonferenza cranica alla nascita di tutti i neonati.


I registri contenevano anche dati relativi a diversi potenziali fattori confondenti delle mamme, tra cui l’età, lo stato di convivenza, il reddito, il livello di istruzione, il momento del concepimento, l’abitudine al fumo e l’eventuale tossicodipendenza.


Commentando i dati, Otto Muzik, della Wayne State University di Detroit, ha detto che lo studio evidenzia le difficoltà cui vanno incontro, quando rimangono incinte, le donne epilettiche, e con esse i loro medici.


Chiaramente, ha sottolineato il neurologo, questi farmaci hanno rischi significativi e dimostrati per il feto; tuttavia, la maggior parte delle donne epilettiche in gravidanza e i loro curanti scelgono di continuare a prenderli, nel timore che le convulsioni non controllate possano essere ancora più dannose.


In realtà, la natura e l'entità di tali rischi rimangono sconosciute, ha fatto notare Muzik, in quanto lo specialista ha detto di non essere a conoscenza di alcuno studio che si sia focalizzato in particolare sugli esiti delle gravidanze di madri epilettiche non trattate con gli anticonvulsivanti mentre erano incinte.


D. Kilic, et al. Adverse birth outcomes after prenatal exposure to antiepileptic drugs. WCN 2013; abstract 2558.
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