Prove preliminari indicano che un'integrazione alimentare quotidiana a base di chetoni può ridurre la frequenza degli eventi cefalalgici emicranici, senza dare effetti avversi. Si tratta dei risultati di uno studio presentato a Vancouver (Canada), nel corso del 18° Congresso dell'International Headache Society (IHC).
Soluzione all'emicrania in prova preliminare, integrazione quotidiana di corpi chetonici
Prove preliminari indicano che un’integrazione alimentare quotidiana a base di chetoni può ridurre la frequenza degli eventi cefalalgici emicranici, senza dare effetti avversi. Si tratta dei risultati di uno studio presentato a Vancouver (Canada), nel corso del 18° Congresso dell’International Headache Society (IHC).
Un numero crescente di evidenze suggerisce che, nell’emicrania, vi sia un disordine basato su un deficit energetico, hanno osservato i ricercatori, coordinati da Elena Gross, dell’Ospedale dei Bambini dell’Università di Basilea (Svizzera). Fornendo chetoni come combustibile alternativo al glucosio, possono essere evitate diverse componenti deleterie di tale deficit. Peraltro, hanno aggiunto, «anche se una rigorosa dieta chetogenica rigorosa è noto che sia utile nell’emicrania, è molto difficile da seguire nel lungo termine».
Una bevanda con sali di beta-idrossibutirrato
La domanda di fondo posta dai ricercatori era se molti dei benefici ottenuti da una dieta chetogenica fossero in realtà dovuti alla presenza di corpi chetonici rispetto all'assenza di glucosio. A questo punto gli studiosi hanno esaminato i vari chetoni e sono giunti alla conclusione che il corpo predominante del chetone (KB) in uno stato fisiologico endogeno della chetosi nutrizionale è il beta-idrossibutirrato (bHB).
Il team ha quindi progettato una bevanda contenente sali di calcio e sodio di bHB per aumentare i livelli di KB nel sangue. In una tipica dieta occidentale, i livelli ematici di KB sono pari o inferiori a 0,2 mmol/L. La chetosi nutrizionale può vedere livelli da 0,5 mmol/L a 8 mmol/L, al di sotto del livello degli oltre 15 mmol/L in cui si verifica la chetoacidosi.
Per valutare la farmacocinetica, 4 donne e 1 uomo (fascia d'età: da 25 a 61 anni) con un numero di episodi emicranici mensili variabile da 6 a 24 hanno ricevuto 10 g di sali di bHB due volte al giorno per bocca in formulazione liquida per 4 settimane. Da una baseline media di 0,162 mmol/L al tempo 0, i livelli ematici di bHB hanno avuto un picco a 0,62 mmol/L un’ora dopo l'ingestione, con una concomitante discesa di 1 mmol/L (18 mg / dL) di glucosio nel sangue.
I partecipanti hanno consumato una colazione mista un’ora dopo aver ingerito la preparazione di bHB ma prima del prelievo di sangue a un’ora. I livelli ematici di bHB sono tornati approssimativamente al basale a 3 ore. Dopo 3 settimane di assunzione giornaliera, i livelli ematici di bHB si sono quasi dimezzati, scendendo da 0,62 mmol/L a 0,33 mmol/L un’ora dopo l'ingestione.
Il moderatore della sessione, Stephen Silberstein, della Thomas Jefferson University di Philadelphia (USA), ha commentato che questa constatazione suggerisce che «dopo qualche tempo il chetone si riduce». Gross e colleghi hanno suggerito che il calo dei livelli di chetone nel sangue potrebbe indicare che il corpo ha ora sviluppato più trasportatori di chetoni ed enzimi specifici ed è maggiormente in grado di utilizzare i chetoni per l'energia al posto del glucosio.
«Con un aumento dei livelli dei chetoni, vediamo una diminuzione del glucosio e, in un primo momento, si è pensato che ciò fosse dovuto a cambiamenti nel trasporto di insulina o glucosio» hanno proseguito, precisando di credere ora che «di fatto si stia attenuando la gluconeogenesi». I pazienti potrebbero perdere peso a questo punto, ha obiettato ancora Silberstein. I ricercatori hanno convenuto che altri studi hanno dimostrato come alcuni pazienti abbiano sperimentano una perdita di peso per soppressione dell'appetito da parte dei chetoni.
Primi risultati e ipotesi sul meccanismo d’azione
Gross e colleghi hanno aggiunto che in osservazioni pilota per l'efficacia, il calo dei chetoni si è accompagnato a una riduzione della frequenza di emicrania da una media di 16 giorni al mese a 8 giorni/ mese «e questo entro il primo mese di supplementazione alimentare». I partecipanti non hanno riportato gravi effetti collaterali, ma c’è stato un drop-out dovuto a disturbi gastrointestinali e al gusto spiacevole della soluzione.
Gross e colleghi hanno fornito una spiegazione dettagliata dei possibili meccanismi che sottendono l'effetto benefico di un integratore ricco di KB. «Sappiamo che i corpi chetonici sono non solo metabolizzati, ma che sono anche molecole di segnalazione» hanno ricordato. «Innanzitutto sono un ‘carburante’ più efficiente del glucosio. Per ogni molecola producono molto più ATP rispetto a una molecola di glucosio. Inoltre inducono anche la mitocondropoiesi e sono inibitori molto potenti delle specie reattive dell’ossigeno» hanno continuato.
Producono poi meno stress ossidativo per molecola bruciata, hanno aggiunto, e riducono l'eccitabilità del cervello. Non solo. «Spostano l'equilibrio tra glutammato e acido gamma-aminobutirrico (GABA) nella direzione del GABA, e hanno anche un'influenza sul trasporto stesso del glutammato». Ancora: una maggiore supplementazione di KB aumenta i meccanismi di trasporto del corpo chetonico, i quali sono anti-infiammatori e riducono i livelli di glucosio nel sangue. «Quindi possiedono una varietà di potenziali meccanismi rilevanti per l'emicrania oltre a essere un combustibile più efficace» rispetto al glucosio.
Il team ora ha iniziato ad arruolare pazienti con emicrania in un trial randomizzato in doppio cieco controllato con placebo (NCT03132233) per testare l’integratore bHB in uno studio con disegno crossover per 3 mesi in un gruppo di 90 partecipanti. L'obiettivo è eliminare gli effetti collaterali dei farmaci preventivi attualmente approvati che sono «intollerabili per la maggior parte dei pazienti» hanno dichiarato «e l’evitamento di fattori trigger dell’emicrania derivanti da agenti alimentari o stili di vita che limita gravemente le attività quotidiane».
A.Z.
Bibliografia:
18th Congress of the International Headache Society (IHC) 2017. Abstract PO-01-069. Vancouver (Canada), September 2017.
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