Secondo un ampio studio retrospettivo pubblicato sulla rivista Cancer, le donne con tumore ovarico che hanno fatto uso di farmaci beta bloccanti per trattare l’ipertensione mostrano una sopravvivenza superiore rispetto alle donne che non hanno utilizzato questi farmaci.

Lo studio ha analizzato 1.425 donne con tumore ovarico di età media pari a 63 anni in un range da 21 a 93 anni, trattate dal 2000 al 2010. Delle 269 (19%) donne nella coorte di soggetti che avevano fatto uso di betabloccanti, 193 (71,7%) avevano ricevuto una terapia con farmaci attivi sui recettori beta-1 adrenergici e 76 (28,3%) avevano ricevuto beta agonisti non selettivi.
La sopravvivenza media era superiore nelle donne trattate con beta bloccanti rispetto a quelle non in trattamento con questi farmaci (47,8 vs 42,0 mesi, P=0,04). Il beneficio di sopravvivenza era superiore nelle donne trattate con beta agonisti non selettivi rispetto a quelle trattate con agonisti selettivi del recettore beta-1 (94,9 vs 38,0 mesi P<0,001).
“Negli ultimi anni abbiamo studiato come lo stress cronico e l’attivazione adrenergica sostenuta possono influenzare la crescita e la diffusione tumorale”, spiegano i ricercatori dell’Anderson Cancer Center in Houston. “Abbiamo scoperto che i recettori beta-2 e beta-3 adrenergici sono presenti su molte cellule del tumore ovarico e giocano un ruolo importante nel promuovere l’angiogenesi e la sopravvivenza del tumore. Queste osservazioni ci hanno spinto a studiare il ruolo di farmaci che agiscono su questi recettori per valutarne l’efficacia nell’inibire gli effetti di stimolazione della crescita tumorale”.
Nei loro studi precedenti, gli esperti avevano già dimostrato una certa efficacia dei farmaci beta bloccanti nel rallentare la crescita del tumore ovarico. In questo studio gli esperti hanno voluto esaminare le differenze tra le varie tipologie di beta bloccanti. Nello studio gli esperti hanno osservato che i betabloccanti non selettivi davano risultati migliori rispetto ai beta-1 agonisti.
Come spiegano i ricercatori, nello studio, le pazienti trattate con beta bloccanti avevano uno stadio superiore di malattia, un indice di massa corporea superiore e un numero più elevato di fattori di rischio di ipertensione, associato a una riduzione della sopravvivenza, rispetto alle donne che non facevano uso di farmaci ipertensivi. Nonostante la presenza di questi fattori, la sopravvivenza generale era la stessa o superiore con i betabloccanti non selettivi, rispetto agli agonisti del recettore beta-1.
Attualmente gli esperti stanno valutando la fattibilità di uno studio per valutare se il ruolo dei beta bloccanti nel tumore ovarico può essere valutato prospetticamente.
“Il nostro studio è di tipo retrospettivo e non possiamo prescrivere betabloccanti a tutti i pazienti”, spiegano gli esperti. “Comunque, stiamo valutando se è possibile somministrare questi farmaci in modo sicuro in pazienti che non hanno problemi di ipertensione. Se sarà possibile condurre uno studio prospettico su questi farmaci potremo valutare il loro ruolo sugli ormoni dello stress e sulla progressione della malattia e sulla sopravvivenza. I dati del nostro studio retrospettivo sono interessanti ma non sufficienti per trarre conclusioni certe”.

Leiserowitz et al., Clinical impact of selective and nonselective beta-blockers on survival in patients with ovarian cancer, Cancer DOI: 10.1002/cncr.29392
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