Oncologia ed Ematologia

Ca al seno HER2+ iniziale, importanti benefici cardiaci per regime adiuvante con trastuzumab e senza antracicline

L'analisi finale a 10 anni dello studio chiave BCIRG-006, presentata all'ultimo San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS), evidenzia chiaramente i vantaggi in termini di sicurezza di un regime adiuvante a base di trastuzumab e senza antracicline nelle donne con carcinoma mammario HER2-positivo (HER2+) in stadio iniziale.

L’analisi finale a 10 anni dello studio chiave BCIRG-006, presentata all’ultimo San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS), evidenzia chiaramente i vantaggi in termini di sicurezza di un regime adiuvante a base di trastuzumab e senza antracicline nelle donne con carcinoma mammario HER2-positivo (HER2+) in stadio iniziale.

Dopo una mediana di 10,3 anni di follow-up, in questo studio randomizzato di fase III su 3222 pazienti si è vista una riduzione sostanziale del rischio di tossicità cardiaca nelle donne assegnate a sei cicli di docetaxel e carboplatino più un anno di trattamento con trastuzumab (il braccio TCH), rispetto a quelle assegnate a due bracci contenenti antracicline, ha riferito Dennis J. Slamon, direttore della divisione di ematologia-oncologia dell'Università della California di Los Angeles.

Al basale, i tre bracci erano ben equilibrati in termini di fattori di rischio cardiovascolare. Tuttavia, nel corso dello studio solo quattro donne nel braccio TCH hanno sviluppato un’insufficienza cardiaca clinica, contro 21 nel braccio trattato con quattro cicli di doxorubicina e ciclofosfamide, seguiti da quattro cicli di docetaxel e un anno di trastuzumab (braccio AC-TH), e 8 nel braccio di controllo, trattato con quattro cicli di doxorubicina e ciclofosfamide, seguiti da quattro cicli di docetaxel (braccio AC-T).

L'aggiunta di docetaxel al trattamento per un anno con trastuzumab ha conferito un aumento di cinque volte di questo importante complicanza cardiaca rispetto al solo trastuzumab, ha osservato Slamon.

La sua presentazione dell’analisi finale dei dati ha anche fornito nuove importanti informazioni sulla questione delle riduzioni subcliniche della riserva cardiaca correlate al trattamento, evidenziate dalla riduzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS).

Una riduzione superiore al 10% del FEVS si è verificata nel 9,4% delle donne del gruppo TCH, nel 19,2% di quelle del gruppo AC-TH e nel 11,8% di quelle del gruppo di controllo. Nel 2009, quando Slamon presentò i risultati relativi a 5 anni di follow-up dello studio al SABCS, l’oncologo riferì che, durante il primo anno post trattamento, nel braccio TCH senza antraciclina si era osservato un recupero della FEVS fino quasi ai valori basali, mentre nei bracci AC-TH e AC-T no. Allora ci si chiese per quanto tempo la FEVS restava ridotta in queste pazienti trattate con antracicline.

Dopo 10 anni, nei quali la FEVS è stata misurata ogni anni dopo la fine del trattamento, si può concludere che la perdita è reale e si mantiene nel tempo, ha riferito Slamon. “La domanda ora è: cosa accadrà a queste pazienti, quando svilupperanno i fattori di rischio cardiovascolare legati all'età a lungo termine, dopo che in qualche modo abbiamo già compromesso la loro FEVS?" si è chiesto l’oncologo.

L'endpoint primario dello studio BCIRG-006 era la sopravvivenza libera da malattia (DFS). Al momento dell’analisi finale sono stati registrati in totale 876 eventi, con una DFS del 73% nel gruppo TCH e 74,6% nel gruppo AC-TH. La differenza tra questi due gruppi non è risultata statisticamente significativa, ma in entrambi i la DFS è risultata statisticamente superiore a quella registrata nel braccio di controllo, pari al 67,9%. Anche la sopravvivenza globale non ha mostrato differenze significative nei due bracci contenenti trastuzumab.

Per rispondere alla domanda se le pazienti con un carcinoma mammario HER2+ in stadio iniziale, ad alto rischio, richiedano una terapia adiuvante a base di antracicline per massimizzare i benefici, i ricercatori hanno condotto una sottoanalisi ristretta alle circa 400 donne con quattro o più linfonodi positivi. In questo sottogruppo, la DFS è risultata del 62,9% nel braccio trattato con il regime TCH e quasi identica, 62,8%, in quello trattato con il regime AC-TH, ma in entrambi i casi superiore alla percentuale del 53,6% registrata nel gruppo AC-T.

Infine, ha riferito Slamon, tutti gli otto casi di leucemia acuta si sono verificati nei bracci AC-TH e AC-T.