Oncologia ed Ematologia

Ca alla vescica metastatico, fallisce il mantenimento con lapatinib

I pazienti con tumore uroteliale della vescica metastatico caratterizzato da un'iperespressione di HER1 o HER2 non hanno mostrato di beneficiare di un ciclo di terapia di mantenimento con lapatinib dopo la chemioterapia. Lo evidenzia uno studio randomizzato e controllato di fase III pubblicato da poco sul Journal of Clinical Oncology.

I pazienti con tumore uroteliale della vescica metastatico caratterizzato da un’iperespressione di HER1 o HER2 non hanno mostrato di beneficiare di un ciclo di terapia di mantenimento con lapatinib dopo la chemioterapia. Lo evidenzia uno studio randomizzato e controllato di fase III pubblicato da poco sul Journal of Clinical Oncology.

Il trial, coordinato da Thomas Powles, della Queen Mary University di Londra, ha coinvolto 232 pazienti (età media 71 anni, circa il 75% maschi) con un carcinoma uroteliale della vescica metastatico HER1- o HER2-positivo il cui tumore non aveva progredito durante la chemioterapia di prima linea a base di platino.

I partecipanti sono stati assegnati a una terapia di mentenimento con placebo o lapatinib - un inibitore di HER1 ed HER2 attualmente approvato per alcuni tipi di cancro al seno - dopo il completamento della chemioterapia iniziale/di prima linea per la malattia metastatica. 

Nel gruppo trattato con lapatinib non si sono osservati vantaggi significativi né in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) né di sopravvivenza globale (OS).

La PFS mediana nel braccio trattato con lapatinib 1500 mg/die è risultata di 4,5 mesi contro 5,1 mesi nel braccio di controllo (HR 1,07; IC al 95% 0,81-1,43; P = 0,63), mentre l’OS dopo la chemioterapia è risultata rispettivamente di 12,6 e 12 mesi (HR 0,96; IC al 95% 0,70-1,31; P = 0,80). 

Il trattamento con lapatinib non si è associato a un beneficio significativo di OS o PFS nemmeno in un sottogruppo di pazienti fortemente positivi per uno o entrambi i recettori, un dato che secondo i ricercatori rafforza la conclusione dell’assenza di beneficio del mantenimento con questo farmaco.

“Sebbene studi precedenti abbiano suggerito possibile ruolo sia di HER1 sia di HER2 nella progressione del cancro alla vescica, colpire questi recettori potrebbe non apportare alcun beneficio clinico nel carcinoma uroteliale della vescica" scrivono Powles e i colleghi.

I pazienti con un carcinoma uroteliale della vescica metastatico hanno un’OS breve dopo chemioterapia di prima linea, e al di là di una chemioterapia aggiuntiva ci sono poche opzioni terapeutiche di seconda linea, il cui vantaggio è controverso, osservano i ricercatori.

Nonostante il risultato negativo del trial per quanto riguarda la terapia di mantenimento post-chemioterapia con lapatinib, i ricercatori sottolineano nella discussione che il loro studio ha comunque dato informazioni importanti su questo gruppo di pazienti difficile da trattare, tra cui l'individuazione di tre fattori prognostici associati a una prognosi sfavorevole: la progressione radiologica durante la chemioterapia, la presenza di metastasi viscerali e uno scarso performance status.

Inoltre, fanno notare Powles e i colleghi, il 61% dei pazienti esaminati aveva fatto la chemioterapia con cisplatino e il 48% aveva metastasi viscerali, il che dà un certo quadro dell’attuale popolazione di pazienti sottoposti alla chemioterapia.

I ricercatori concludono dicendo che la ricerca su agenti differenti e biomarker diversi continua e che nei prossimi studi si dovrebbe cercare di arrivare a una comprensione più dettagliata del ruolo di HER1 ed HER2 nel carcinoma uroteliale della vescica.

T. Powles, et al. Phase III, Double-Blind, Randomized Trial That Compared Maintenance Lapatinib Versus Placebo After First-Line Chemotherapy in Patients With Human Epidermal Growth Factor Receptor 1/2–Positive Metastatic Bladder Cancer. J Clin Oncol. 2016; doi: 10.1200/JCO.2015.66.3468.
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