I pazienti adulti colpiti da un glioma di basso grado sottoposti alla chemioterapia dopo aver completato la radioterapia vivono più a lungo rispetto a quelli che fanno solo la terapia radiante. Lo evidenziano i risultati di follow -up a lungo termine dello studio RTOG 9802, un trial randomizzato e controllato in aperto di fase II/III sponsorizzato dai National Institutes of Health (NIH). Ad annunciarlo è il National Cancer Institute (NCI), parte dei NIH, con un comunicato stampa.
Il regime chemioterapico era costituito da lomustina, procarbazina e vincristina (PCV), tutti agenti approvati e quindi già utilizzabili. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, questa tripletta è associata ad alcune tossicità, come la leucopenia, che portano a un aumento del rischio di infezioni, per cui gli autori raccomandano il suo utilizzo solo da parte di medici esperti nella gestione dei possibili effetti collaterali.
Il gruppo cooperativo Radiation Therapy Oncology Group (RTOG), finanziato dall’NCI, e l’NCI hanno anticipato i risultati, che saranno presentati quest’anno in uno dei prossimi congressi del settore, perché l'analisi di follow-up a lungo termine ha mostrato una sopravvivenza significativamente superiore nel gruppo di pazienti trattati con la chemio dopo aver finito la radioterapia.
Lo studio ha coinvolto 251 pazienti con gliomi di basso grado, arruolati tra l'ottobre 1998 e il giugno 2002, al fine di valutare il ruolo della chemioterapia dopo il trattamento radiante. Il glioma è un tumore cerebrale a crescita lenta e con prognosi migliore rispetto al più comune glioblastoma. Tuttavia, i pazienti arruolati nel trial erano a rischio elevato perché avevano più di 40 anni o, se di età inferiore, erano stati sottoposti a una resezione non completa della neoplasia.
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti all’intervento chirurgico, poi seguito dalla radioterapia. Alla fine della terapia radiante, una metà è stata sottoposta a sei cicli di chemioterapia con il regime PCV, mentre l’altra metà non ha fatto alcun trattamento aggiuntivo. La chemio è stata somministrata per 21 giorni ripetuti ogni 8 settimane, per un totale di sei cicli, e il follow -up dopo l'arruolamento è stato di quasi 12 anni.
Nel braccio sottoposto a radioterapia più chemioterapia si è ottenuto un miglioramento significativo della sopravvivenza globale (OS): 13,3 anni contro 7,8 anni.
Gli sperimentatori stanno attualmente analizzando gli outcome in funzione delle caratteristiche molecolari e genetiche dei tumori, per cercare di identificare i sottogruppi di pazienti con maggiori probabilità di trarre beneficio dalla chemioterapia.
"I risultati di questo studio faranno cambiare la pratica clinica" afferma uno dei coordinatori dello studio, Jan Buckner, oncologo della Mayo Clinic di Rochester (Minnesota). "Inoltre , l'analisi in corso delle biopsie tumorali dovrebbe permetterci di identificare meglio chi può beneficiare e chi no della chemioterapia, facendoci fare un passo avanti verso la terapia personalizzata”.
Lo studio, che ancora una volta evidenzia l’importanza dei gruppi cooperativi, è stato condotto dal RTOG in collaborazione con altri tre gruppi dell’NCI (SWOG , ECOG -ACRIN e l’Alliance for Clinical Trials in Oncology). Inoltre, il RTOG entrerà a far parte di un nuovo network oncologico, chiamato NRG Oncology, a partire dal marzo prossimo.
Alessandra Terzaghi
Oncologia ed Ematologia