Partirà a Siena il primo studio al mondo di immunoncologia nel melanoma cutaneo che combina due farmaci innovativi mai associati tra loro: l'ipilimumab, che utilizzato da solo ha già dato ottimi risultati nella cura della malattia, e l'SGI-110, un nuovo farmaco epigenetico che modifica il DNA delle cellule tumorali.

Una notizia che premia gli ultimi 10 anni di ricerca pre-clinica e clinica portati avanti a Siena dall'èquipe di Immunoterapia Oncologica, diretta dal dottor Michele Maio, ormai centro di riferimento internazionale per l'immunoncologia, e che sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Clinical Cancer Research edita dalla American Association for Cancer Research – AACR, che li diffonde contestualmente negli USA con un suo press release, in contemporanea all’Italia.

SGI-110 (guadacitabina) è una piccola molecola, un agente DNA ipometilante di prossima generazione che inverte la ipermetilazione del DNA aberrante, un cambiamento epigenetico caratteristica di molte cellule tumorali, ripristinando l'espressione di geni oncosoppressori. SGI-110  è stato razionalmente progettato per prolungare l'esposizione delle cellule tumorali alla frazione attiva, decitabina, garantendo una maggiore assorbimento di decitabine nel DNA di cellule tumorali in rapida divisione.

“Questa nuova sperimentazione clinica – spiega Maio -  ha una forte rilevanza perché, partendo dal melanoma cutaneo, un tumore ‘modello’ per l’applicazione di nuove combinazioni di farmaci, apre al loro possibile utilizzo futuro anche in altri tipi di cancro. Obiettivo della terapia combinata è modificare le caratteristiche del tumore rendendolo maggiormente visibile da parte del sistema immunitario, attivando contestualmente le difese immunitarie del paziente per combattere meglio e in maniera più specifica la malattia. Sulla base dei risultati ottenuti prima in laboratorio, e quindi in modelli animali – prosegue Maio - vogliamo comprendere se possiamo aumentare l'efficacia dell'ipilimumab grazie al potenziale immunomodulante dei farmaci epigenetici, che permettono alle cellule tumorali di esprimere sulla loro superficie cellulare molecole che le rendono più sensibili al riconoscimento ed alla distruzione da parte del sistema immunitario del paziente che è stato contestualmente ‘iperattivato’ dal trattamento con ipilimumab”.

In sintesi, ipilimumab attiva il sistema immunitario mentre SGI – 110 cambia le caratteristiche molecolari ed immunologiche del tumore.

Lo studio clinico di fase 1b tratterà a Siena 19 pazienti ed è sponsorizzato dalla Fondazione NIBIT – Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori e, in parte, dalla AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro per quanto riguarda gli studi di laboratorio mirati a comprendere cosa accade dal punto di vista immunologico ai soggetti trattati.

“Con questo studio – conclude Maio – portiamo a casa tre importanti risultati per i nostri pazienti. Il primo è che presso il nostro centro di Siena continuiamo a rendere disponibili le più innovative e promettenti terapie anticancro esistenti al mondo. Il secondo è di essere capaci, grazie ai risultati della ricerca, di attrarre ulteriori importanti finanziamenti per continuare a sviluppare terapie sempre più efficaci nei tumori. Il terzo è riuscire a portare avanti studi di frontiera anche in Italia, con un ruolo di leadership della Toscana, in collaborazione con i migliori Centri di ricerca oncologici internazionali”.