Oncologia ed Ematologia

Leucemia linfatica cronica, regime a tre farmaci migliora la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti 'difficili'

L'aggiunta di idelalisib a bendamustina e rituximab può migliorare la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti poveri con leucemia linfatica cronica recidivati e con prognosi sfavorevole. A dimostrarlo sono i risultati di una sottoanalisi di uno studio di fase III randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, presentato a Chicago in occasione del congresso annuale dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO).

L’aggiunta di idelalisib a bendamustina e rituximab può migliorare la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti poveri con leucemia linfatica cronica recidivati e con prognosi sfavorevole. A dimostrarlo sono i risultati di una sottoanalisi di uno studio di fase III randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, presentato a Chicago in occasione del congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).

I risultati offrono evidenze a supporto della validità dell'approccio a tre farmaci come opzione terapeutica importante per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica recidivata e con caratteristiche prognostiche negative; tuttavia, riferiscono gli autori, il regime testato è risultato anche associato a un’incidenza più alta di eventi avversi di grado 3 o superiore, principalmente neutropenia e infezioni opportunistiche, che hanno portato a un maggior numero di sospensioni del farmaco in  studio.

La percentuale di risposta complessiva è risultata del 68% nel gruppo trattato con il regime sperimentale a tre farmaci e 45% in quello di controllo, trattato con bendamustina e rituximab più un placebo.

Lo studio ha coinvolto 416 pazienti, che sono stati stratificati in base alla presenza o meno della delezione17p o di mutazioni di TP53, di IGHV mutate di una malattia refrattaria o recidivata.

Per poter partecipare al trial, i  pazienti dovevano essere recidivati e ed essere già stati trattati in precedenza, avere una linfoadenopatia misurabile, necessitare di una terapia per la leucemia linfatica cronica ed essere in progressione da meno di 36 mesi a partire dal completamento dell’ultima terapia precedente.

Il regime di trattamento era costituito da 6 cicli ogni 28 giorni di bendamustina (70 mg m2 il giorno 1 e il giorno 2 di ogni ciclo), rituximab (375 mg/m2 nel ciclo 1 e 500 mg/m2 nei cicli da 2 a 6), e idelalisib (150 mg due volte al giorno) o placebo. Il trattamento con idelalisib o il placebo è continuato fino a quando un comitato di revisione indipendente ha confermato la progressione della malattia, il decesso, lo sviluppo di una tossicità intollerabile o il ritiro del consenso alla partecipazione allo studio da parte del partecipante.

I 207 pazienti trattati con idelalisib, bendamustina e rituximab hanno mostrato una PFS costantemente migliore rispetto ai 209 controlli, in tutti i sottogruppi esaminati, anche in quelli dei pazienti con caratteristiche prognostiche sfavorevoli.

La PFS complessiva è risultata di 23,1 mesi nel gruppo trattato con idelalisib e 11,1 mesi nel gruppo di controllo (HR 0,33; P< 0,001).

Nel sottogruppo con la delezione 17p o mutazioni di TP53, la PFS mediana è stata di 11,1 mesi con il regime sperimentale a tre farmaci e 8,3 mesi con quello a due farmaci più il placebo (HR 0,50;  P = 0,002), mentre in quello con nessuna di queste anomalie è stata rispettivamente di 24,6 mesi contro 11,1 mesi (HR 0,22; P < 0,001).

Nel sottogruppo con la delezione 11q, la PFS mediana è stata rispettivamente di 23,1 mesi contro 8,9 mesi (HR 0,24, P < 0,001), mentre in quello con IGVH mutate non è stata raggiunta nel gruppo trattato con idelalisib ed è stata di 11 mesi nel gruppo placebo (HR 0,22, P < 0,001).

Infine, tra i pazienti con massa tumorale superiore a 5 cm, la PFS mediana è stata rispettivamente di 23,1 mesi contro 10,4 mesi (HR 035; P < 0,001).

Sul fronte della sicurezza, l’incidenza degli eventi avversi di grado 3 o superiore è stata del 97% nel gruppo trattato con i tre farmaci attivi e 76% in quello trattato con bendamustina e rituximab più il placebo. Gli eventi avversi hanno portato a ridurre il dosaggio del farmaco nell’11% dei pazienti trattati con i tre farmaci attivi e nel 6% dei controlli, mentre il farmaco in studio è stato interrotto rispettivamente nel 26% e 13% dei pazienti. 

Infine, nel gruppo trattato con idelalisib è deceduto il 10% dei pazienti contro il 7% nel gruppo placebo.

J.C. Barrientos, et al. Results of a randomized, double-blind placebo-controlled phase 3 study evaluating idelalisib in combination with bendamustine and rituximab in patients with relapsed/refractory CLL and adverse prognostic features. J Clin Oncol 34, 2016 (suppl; abstr 7514).
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