Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche resta un'opzione valida per il trattamento di pazienti affetti da leucemia mieloide cronica anche nell'era degli inibitori delle tirosin chinasi (TKI), tenendo conto sia della malattia sia del rischio del trapianto. È questa la conclusione degli autori di uno studio multicentrico randomizzato, il CML-study IIIA del German CML-study group, pubblicato di recente sulla rivista Leukemia.
Leucemia mieloide cronica, trapianto allogenico di cellula staminali resta opzione valida anche nell'era dei TKI
Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche resta un’opzione valida per il trattamento di pazienti affetti da leucemia mieloide cronica anche nell’era degli inibitori delle tirosin chinasi (TKI), tenendo conto sia della malattia sia del rischio del trapianto. È questa la conclusione degli autori di uno studio multicentrico randomizzato, il CML-study IIIA del German CML-study group, pubblicato di recente sulla rivista Leukemia.
Attualmente, spiegano i ricercatori, i TKI rappresentano il trattamento di scelta per i pazienti con leucemia mieloide cronica, mentre il trapianto allogenico di cellule staminali è considerato una terapia di salvataggio; tuttavia, non ci sono studi prospettici randomizzati che abbaiano confermato la validiità di questo concetto.
Le attuali raccomandazioni sono basate sui primi risultati positivi ottenuti con imatinib rispetto alle terapie a base di interferone-alfa e sono in parte rafforzate da uno studio in cui il trapianto allogenico di staminali si è dimostrato associato a un aumento della mortalità.
Più recentemente, tuttavia, un altro studio ha mostrato che la sopravvivenza di pazienti accuratamente selezionati con leucemia mieloide cronica a basso rischio sottoposti al trapianto era simile a quella di un gruppo simile trattato con imatinib.
Pertanto, nel trial appena uscito su Leukemia i ricercatori hanno cercato di valutare le differenze clinicamente rilevanti tra trapianto allogenico precoce e miglior trattamento farmacologico in pazienti con leucemia mieloide cronica idonei per entrambe le opzioni.
In questo studio, i ricercatori tedeschi hanno arruolato 669 pazienti con leucemia mieloide cronica di nuova diagnosi tra il luglio 1997 e il gennaio 2004 presso 143 centri; di questi, 427 sono stati assegnati in modo casuale al trapianto allogenico di staminali da un familiare compatibile o al miglior trattamento farmacologico disponibile.
La probabilità di sopravvivenza a 10 anni è risultata simile nei due gruppi ed è stata pari a 0,76 (IC al 95% 0,69-0,82) nel gruppo sottoposto al trapianto contro 0,69 (IC al 95% 0 ,61-0,76) in quello sottoposto al trattamento farmacologico. Non c’era alcuna differenza statisticamente significativa tra i due bracci, ma la sopravvivenza a 10 anni è risultata influenzata dalla malattia e dal rischio di trapianto.
I pazienti con un basso rischio di trapianto hanno mostrato una sopravvivenza significativamente superiore rispetto ai pazienti con un rischio elevato (P <0,001) e a quelli con rischio non elevato (P = 0,047) nel gruppo sottoposto al trattamento farmacologico; tuttavia, dopo che i pazienti entravano in crisi blastica, non vi era alcuna differenza di sopravvivenza tra quelli sottoposti al trapianto e quelli no.
Inoltre, nel gruppo sottoposto al trapianto di staminali, un numero significativamente maggiore di pazienti ha raggiunto la remissione molecolare (P = 0,005) ed era senza una terapia farmacologica (P < 0,001).
Nella discussione, gli autori osservano che questi risultati differiscono da quelle del precedente CML-study III, il che potrebbe essere spiegato da differenze nel profilo di rischio di alcuni pazienti.
A. Gratwohl, et al. Long-term outcome of patients with newly diagnosed chronic myeloid leukemia: a randomized comparison of stem cell transplantation with drug treatment. Leukemia. 2015; doi: 10.1038/leu.2015.281.
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