La combinazione di lenalidomide e rituximab si è dimostrata più attiva rispetto alla sola lenalidomide nei pazienti con linfoma follicolare recidivante e ha aumentato in modo significativo la percentuale di risposta complessiva nello studio di fase II CALGB 50401, pubblicato di recente online sul Journal of Clinical Oncology.

Nell’introduzione, gli autori (coordinati da John P. Leonard, della Cornell University di New York) spiegano che sia lenalidomide sia rituximab si sono dimostrati agenti attivi nel linfoma follicolare; tuttavia, il loro impiego in combinazione nel linfoma follicolare recidivante finora non era mai stato valutato in trial clinici randomizzati.

Da qui il razionale dello studio 50401, nel quale si voleva valutare l’effetto di rituximab (375 mg/m2 alla settimana per 4 settimana), lenalidomide (15 mg/die nei giorni da 1 a 21, seguiti da 7 giorni di riposo nel primo ciclo e poi 20 mg mg/die nei giorni da 1 a 21, seguiti da 7 giorni di riposo negli 11 cicli successivi). Nel trial sono stati arruolati pazienti con linfoma follicolare recidivante trattati in precedenza con rituximab, che avevano mostrato una progressione della malattia entro 6 mesi dall’ultima somministrazione della terapia.

Il braccio trattato con il solo rituximab, tuttavia, è stato poi eliminato a causa del basso numero di pazienti arruolati.

In tutto sono stati trattati 91 pazienti, di cui 45 trattati con la sola lenalidomide e 46 con la combinazione di lenalidomide e rituximab. L’età media dei partecipanti era di 63 anni (range 34-89) e il 58% era a rischio alto o intermedio secondo il Follicular Lymphoma International Prognostic Index.

La percentuale di risposta complessiva nel gruppo trattato con la combinazione dei due farmaci è risultata significativamente superiore rispetto a quella del gruppo trattato con la sola lenalidomide: 76% contro 53% (P = 0,029). La percentuale di risposte complete è stata rispettivamente del 39% contro 20%.

Dopo un follow-up mediano di 2,5 anni (range 0,1-4,8 anni), l'aggiunta di rituximab a lenalidomide ha ritardato in modo significativo la progressione, che si è manifestata dopo 2 anni nel braccio trattato con la combinazione dei due agenti contro 1,1 anni in quello trattato con la sola lenalidomide (P = 0,002).

La sopravvivenza globale non è stata ancora raggiunta nel braccio trattato con rituximab più lenalidomide, mentre è risultata di 4,5 anni in quello trattato con la sola lenalidomide (P = 0,149).

Questo studio aiuta a definire il profilo di sicurezza di lenalidomide in monoterapia nel linfoma follicolare, in quanto, essendo di tipo randomizzato, “permette anche una valutazione diretta della tossicità potenziale derivante dalla aggiunta di rituximab a lenalidomide" scrivono gli autori nella discussione.

Leonard e i colleghi sottolineno che non sono emerse evidenze di un aumento della tossicità aggiungendo rituximab a lenalidomide.

Sia la sola lenalidomide sia la combinazione di rituximab e lenalidomide sono state ben tollerate. Gli eventi avversi di grado 3-4 hanno avuto un’incidenza rispettivamente del 58% e 53%, mentre quelli di grado 4 un’incidenza rispettivamente del 9% e 11%.

Gli eventi avversi di grado 3-4 più frequenti sono stati neutropenia (16% contro 20%), affaticamento (9% contro 13%) trombosi (16% contro 4%) e rash (4% contro 4%).

Inoltre, la monoterapia con lenalidomide è risultata associata a un maggior numero di fallimenti. Infatti, in questo braccio, il 22% dei pazienti ha dovuto interrompere il trattamento per via degli eventi avversi.

I ricercatori concludono quindi che, nella popolazione studiata, la combinazione di rituximab e lenalidomide è più attiva della sola lenalidomide a parità di tossicità e che merita quindi di essere ulteriormente testata in nuovi trial.

Alessandra Terzaghi

J.P. Leonard, et al. Randomized Trial of Lenalidomide Alone Versus Lenalidomide Plus Rituximab in Patients With Recurrent Follicular Lymphoma: CALGB 50401 (Alliance). J Clin Oncol. 2015; doi:10.1200/JCO.2014.59.9258.
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