CTI BioPharma e Baxter hanno annunciato oggi i dati sul principale endpoint di PERSIST-1, lo studio registrativo di Fase 3 randomizzato e controllato condotto su pacritinib, un inibitore orale multi-chinasi della JAK2/FLT3 di prossima generazione, per il trattamento di pazienti affetti da mielofibrosi primaria o secondaria.
Lo studio PERSIST-1 ha raggiunto il suo endpoint principale sulla popolazione di pazienti che sono stati sottoposti al trattamento, facendo registrare un’attività statisticamente significativa a prescindere dalla conta piastrinica iniziale dei pazienti, compresi quelli caratterizzati da una conta piastrinica molto bassa nel momento in cui hanno iniziato la terapia, condizione definita di trombocitopenia acuta o potenzialmente letale.
L’endpoint principale dello studio era rappresentato dalla percentuale di pazienti per i quali il volume della milza si sarebbe ridotta di almeno il 35%, dopo 24 settimane dall’inizio del trattamento, misurato con risonanza magnetica (RM) o tramite tomografia computerizzata (TC), messa a confronto con quella registrata con la somministrazione della migliore terapia disponibile, scelta dal medico (BAT), ad esclusione degli inibitori della JAK 2.
Lo studio PERSIST-1 ha dimostrato che pacritinib ha prodotto un tasso di risposta clinicamente e statisticamente significativo (p= 0,0003) nella riduzione del volume della milza in pazienti malati di mielofibrosi rispetto alla BAT.
Occorre sottolineare che dallo studio si evince anche una differenza significativa tra i pazienti con conta piastrinica inferiore a 100.000 e 50.000 unità per microlitro, sottogruppi entrambi stratificati al momento della randomizzazione. La portata dell’effetto del trattamento è in linea con i risultati di Fase 2 precedentemente riportati, ed ha evidenziato che il volume della milza si è ridotto maggiormente tra i pazienti più debilitati (con una conta piastrinica inferiore a 50.000 unità per microlitro).
Dei 50 pazienti che erano costretti a trasfusioni di sangue (RBC) al momento dell’arruolamento (≥ 6 unità di RBC nel giro di 90 giorni prima di entrare a far parte dello studio), una percentuale clinicamente significativa rispetto alla BAT si è svincolata da tale dipendenza grazie a pacritinib. Il 79% dei pazienti che facevano parte del gruppo a cui veniva somministrata la BAT sono passati nel gruppo a cui veniva somministrato pacritinib.
Il profilo di sicurezza nello studio PERSIST-1 è risultato in linea con quello delineato nei precedenti studi di Fase 2. Gli effetti collaterali più frequentemente provocati dal trattamento sono stati diarrea, nausea e vomito, ma l’incidenza dei casi con livello di gravità 3 è diminuita rispetto a quanto osservato negli studi di Fase 2, e non sono stati registrati effetti collaterali sull’apparato gastrointestinale di grado 4. Tre pazienti hanno interrotto la terapia e a nove è stato ridotto il dosaggio a causa della diarrea. Da un’analisi preliminare si evince che pochissimi pazienti hanno interrotto il trattamento a causa di anemia o di trombocitopenia derivante dal trattamento mentre veniva loro somministrato pacritinib. Ulteriori dati provenienti dalle analisi in corso e da PERSIST-1 verranno presentati in occasione delle prossime conferenze scientifiche.
“Sebbene gli inibitori della JAK2 vengano presentati come terapie efficaci contro la mielofibrosi, sussiste ancora un divario nel trattamento dei pazienti che soffrono di trombocitopenia derivante dalla malattia o provocata dalla terapia stessa. Per questo gruppo di pazienti può essere necessaria una riduzione a livelli meno efficaci del dosaggio del farmaco ad oggi approvato, limitando così la nostra capacità di trattarli. I risultati dello studio randomizzato PERSIST-1 dimostrano che pacritinib potrebbe colmare questo vuoto terapeutico,” ha dichiarato Claire Harrison, M.D., consulente ematologa del Guy’s and St. Thomas’ NHS Foundation Trust, presso il Guy’s Hospital di Londra (Regno Unito) e uno dei ricercatori principali di PERSIST-1. “E’ incoraggiante vedere che ai pazienti è stato possibile somministrare dosi terapeutiche di pacritinib per un lungo periodo di tempo indipendentemente dalla conta piastrinica o dal numero di globuli rossi di partenza, e che contemporaneamente hanno tratto benefici dalla terapia in termini di riduzione del volume della milza e dei sintomi della malattia, e in termini di miglioramento rispetto alla necessità di trasfusioni.”
Oncologia ed Ematologia
Mielofibrosi, pacritinib bene in Fase III
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