I risultati ad interim dello studio di fase III MM-003 indicano che pomalidomide associata a desametasone a basse dosi migliora la sopravvivenza libera da progressione (endpoint primario del trial) e la sopravvivenza globale (endpoint secondario) nei pazienti con mieloma multiplo recidivato e/o refrattario rispetto alla monoterapia con desametasone ad alte dosi.

I miglioramenti ottenuti sono altamente significativi sia dal punto di vista statistico sia sul piano clinico. Ad annunciarlo con un comunicato stampa è Celgene, che sta sviluppando il farmaco. Sulla base di questi risultati, un comitato di monitoraggio della sicurezza dei dati ha raccomandato di interrompere il trattamento con desametasone ad alte dosi e far passare i partecipanti inizialmente assegnati a questo braccio e non ancora in progressione al trattamento con la combinazione di pomalidomide e desametasone a basso dosaggio.


Il board ha anche rilevato che i risultati di sicurezza dello studio sono in linea con quelli già ottenuti in studi precedenti che hanno testato pomalidomide nei pazienti con mieloma multiplo pretrattato.


Lo studio MM-003 ha confrontato l’assoociazione di pomalidomide e desametasone a basse dosi con il solo desametasone ad alte dosi in pazienti con mieloma multiplo recidivato o che non avevano risposto ad almeno due terapie precedenti comprendenti sia lenalidomide sia bortezomib.


I risultati completi del trial saranno presentati in uno dei prossimi congressi di settore.


Pomalidomide appartiene alla stessa classe di talidomide e lenalidomide, due farmaci già approvati e commercializzati da Celgene per il trattamento del mieloma. L’azienda sta ora sviluppando questo nuovo agente come nuovo potenziale trattamento per il mieloma multiplo e anche per la mielofibrosi, malattia nella quale il midollo osseo viene sostituito da tessuto fibroso cicatriziale.


Celgene ha già chiesto sia all’Fda sia all’Ema l’indicazione per il trattamento dei pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario, già sottoposti ad almeno due linee di terapia, in associazione con desametasone. La decisione dell’agenzia americana è attesa per il febbraio 2013, mentre l’Ema dovrebbe pronunciarsi più avanti, verso la metà o la fine del prossimo anno.


Sia in Europa sia negli Stati Uniti la domanda di registrazione si è basata sui risultati degli studi di fase II. Questo studio di fase III ed era previsto formalmente solo dall’iter regolatorio richiesto dall’Ema, ma gli analisti suggeriscono che ha un significato ‘di conferma’ anche per il via libera dell’Fda. Il buon esito del trial è certamente di buon auspicio anche per l’eventuale ok al farmaco anche oltreoceano, ma non è chiaro quale sarà l'impatto dell’annuncio di Celgene sulla tempistica della potenziale approvazione negli Usa.


Se l’azienda dovesse presentare formalmente i risultati dello studio MM-003 come parte integrante della domanda di approvazione, questo potrebbe far posticipare di 6 mesi la deadline per la decisione dell’Fda. L’agenzia potrebe anche esprimersi prima, ma certamente ci sarebbe un slittamento rispetto alla scadenza attualmente prevista del febbraio 2013.


L’agenzia aveva annunciato il mese scorso di aver programmato un meeting nel mese di novembre con uno dei suoi comitati consultivi per esaminare la domanda di approvazione di pomalidomide. L'incontro è stato annullato all'inizio di questo mese, senza comunicare il perché. Finora non è stata fissata una nuova data per la riunione, né è chiaro se avrà luogo oppure no.


Fino a quando l’Fda non si pronuncerà, il farmaco sarà comunque disponibile negli Stati Uniti attraverso il programma di accesso allargato di Celgene chiamato PEXIUS per i pazienti con mieloma multiplo recidivante e refrattario che non dispongono di altre opzioni di trattamento.


Alessandra Terzaghi