Novartis ha annunciato oggi i risultati di uno studio registrativo di Fase III il quale dimostra che (everolimus) compresse ha ridotto il rischio di progressione del 52% ( hazard ratio [HR] = 0,48; intervallo di confidenza 95% [IC], 0,35 -0,67; p <0,00001) rispetto al placebo nei pazienti con tumori neuroendocrini (NET) di origine gastrointestinale o polmonare in progressione, non funzionanti e in fase avanzata. I risultati dello studio, RADIANT-4, sono stati esposti durante lo European Cancer Congress (ECC) 2015, in corso a Vienna, e sono stati introdotti sabato 26 settembre, in occasione della conferenza stampa dell’ECC.

Inoltre, i dati dimostrano che everolimus – un inibitore di mTOR (bersaglio della rapamicina nei mammiferi) – ha esteso la sopravvivenza libera da progressione (PFS, progression free survival) mediana di 7,1 mesi: la PFS mediana, secondo una revisione centrale, è stata di 11,0 mesi (IC 95%, 9,23-13,3) nel braccio con everolimus e di 3,9 mesi (IC 95%, 3,58-7,43) nel braccio con placebo. La sopravvivenza globale (OS, overall survival) era un endpoint chiave secondario dello studio. Sebbene i dati di OS non siano ancora maturi, la prima analisi ad interim ha dimostrato una tendenza a favore del braccio con everolimus. Sono previste ulteriori analisi relative alla OS. Un altro endpoint secondario è stato il miglior tasso di risposta obiettiva; lo studio ha rilevato che il 64% dei pazienti trattati con everolimus ha sperimentato almeno un certo grado di riduzione del tumore, rispetto al 26% di dei pazienti trattati con placebo.

Anche la sicurezza era un endpoint secondario dello studio clinico, e gli eventi avversi (EA) sono stati in linea con il profilo di sicurezza noto di everolimus. I più comuni (>5%) EA di grado 3/4 correlati al trattamento per everolimus e placebo sono stati rispettivamente stomatite (9,0% vs 0,0%), diarrea (7,0% vs 2,0%) e infezioni (7,0% vs 0,0%).

«I NET di origine gastrointestinale o polmonare, in progressione, non funzionanti e in fase avanzata sono forme di cancro rare e aggressive, con opzioni terapeutiche limitate», ha dichiarato James Yao, MD, Professore di Medicina presso lo University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston (Texas) e sperimentatore responsabile dello studio. «Questi risultati dello studio registrativo dimostrano una robusta evidenza a favore dell’efficacia dell’inibitore di mTOR everolimus in questa popolazione di pazienti».

I NET sono un raro tipo di tumore che ha origine nelle cellule neuroendocrine presenti in tutto l’organismo, ma più frequentemente nel tratto gastrointestinale, nei polmoni o nel pancreas. I NET possono essere funzionanti o non funzionanti: i NET funzionanti danno origine a sintomi causati dalla secrezione di ormoni e di altre sostanze; i NET non funzionanti possono produrre sintomi causati dalla crescita del tumore, come il blocco, il dolore e il sanguinamento intestinale. Al momento della diagnosi, il 5-44% dei pazienti con NET nel sistema gastrointestinale e il 28% dei pazienti con NET polmonare presentano una malattia in fase avanzata, il tumore si è cioè diffuso in altre parti del corpo ed è pertanto più difficile da trattare.

«Questi risultati dimostrano che everolimus possiede il potenziale per diventare una terapia nuova e clinicamente significativa per i pazienti con NET di origine gastrointestinale o polmonare, in progressione, non funzionanti e in fase avanzata, che in genere hanno prognosi scarse», ha affermato Alessandro Riva, MD, Global Head di Novartis Oncology Development and Medical Affairs. «Il lavoro che abbiamo compiuto nell’ambito del programma clinico RADIANT dimostra il nostro impegno a lungo termine nei confronti dei tumori neuroendocrini e ha prodotto dati importanti, che hanno determinato un miglioramento dei risultati per i pazienti con diversi tipi di NET».

I risultati dello studio RADIANT-4 – che fa parte del più ampio programma di studi clinici condotti nei pazienti con NET in fase avanzata – servirà come base per l’inoltro alle autorità regolatorie di tutto il mondo delle domande di autorizzazione per everolimus per il trattamento dei NET di origine gastrointestinale o polmonare in progressione, non funzionanti e in fase avanzata. Everolimus è già stato approvato in più di 95 Paesi di tutto il mondo per i NET di origine pancreatica in fase localmente avanzata, metastatici o non resecabili.

Lo studio RADIANT-4
RADIANT-4 (RAD001 In Advanced Neuroendocrine Tumors) è uno studio prospettico multicentrico di Fase III, in doppio cieco, randomizzato a gruppi paralleli, controllato con placebo. Lo studio clinico ha esaminato l’efficacia e la sicurezza di everolimus più la migliore terapia di supporto (BSC, best supportive care) rispetto al placebo più BSC in 302 pazienti con NET di origine gastrointestinale o polmonare in progressione, ben differenziati, non funzionanti e in fase avanzata. Tutti i pazienti hanno ricevuto la BSC durante il trattamento, la quale escludeva agenti antitumorali come gli analoghi della somatostatina (SSA, somatostatin analogue). I pazienti dovevano avere cessato il trattamento con SSA da 4 settimane prima di poter essere arruolati nello studio. Everolimus ha dimostrato un’efficacia simile, indipendentemente dal fatto che il paziente avesse ricevuto una precedente terapia con SSA o meno. I pazienti non avevano alcuna anamnesi o sintomi attivi di sindrome carcinoide, e avevano una progressione di malattia documentata entro i 6 mesi precedenti. I pazienti sono stati randomizzati 2:1 a ricevere quotidianamente per via orale everolimus 10 mg o placebo1.
L’endpoint primario di RADIANT-4 era la PFS valutata da revisione radiologica centralizzata. Gli endpoint secondari comprendevano la sicurezza, la OS, il miglior tasso di risposta obiettiva (definito come risposta completa più risposta parziale) e il tasso di controllo della malattia1.
Il profilo di sicurezza di everolimus era in linea con quanto osservato nel corso di studi precedenti con questo farmaco. Gli eventi avversi più comuni correlati al trattamento hanno incluso stomatite, diarrea, edema periferico, stanchezza e rash. Al momento della data limite di analisi dei dati, le ragioni principali per l’interruzione del trattamento sono state la progressione della malattia (37% nel braccio everolimus vs 72% nel braccio placebo) e gli eventi avversi (29% nel braccio everolimus vs 7% nel braccio placebo). Al momento dell’analisi ad interim della OS è stata osservata una tendenza verso un miglioramento della sopravvivenza [HR = 0,64; IC 95%, 0,40-1,05; p = 0,037], con un totale di 70 decessi registrati al momento del cutoff dei dati (42 [20,5%] nel braccio everolimus e 28 [28,6%] nel braccio placebo). Il risultato non è stato statisticamente significativo, in quanto la soglia di significatività dell’analisi ad interim era p = 0,000213.