I pazienti con carcinoma uroteliale metastatico, il più frequente tumore della vescica, non mostrano alcun beneficio dal trattamento con l'inibitore multichinasi, vandetanib, aggiunto a docetaxel come seconda linea di trattamento. E' il risultato di uno studio presentato in occasione del Genitourinary Cancers Symposium di Orlando (Usa).

Nello studio, la progressione della patologia e la sopravvivenza sono risultate simili per il gruppo assegnato al trattamento o al placebo. Analisi esplorative del trial non hanno identificato sottogruppi di pazienti che hanno beneficiato del trattamento con i due farmaci, un inibitore del VEGF (vandetanib) e dell'EGFR (docetaxel). Il farmaco ha inoltre mostrato di provocare tossicità di tipo non ematologico.

Al momento non esistono cure standard per i pazienti che mostrano una progressione della malattia dopo chemioterapia a base di platino. Anche se i texani sono spesso usati  come trattamento di seconda linea per questa patologia, essi mostrano un'attività minima, caratterizzata da una risposta del 10-15%, una sopravvivenza libera da progressione di 2-3 mesi e una sopravvivenza generale di 6-9 mesi.

Lo studio ha arruolato 142 pazienti con carcinoma uroteliale che avevano mostrato una progressione dopo chemioterapia a base di platino.
I pazienti avevano ricevuto precedentemente 3 regimi chemioterapici che non includevano docetaxel o altri farmaci anti-VEGF.
I partecipanti sono stati randomizzati a docetaxel somministrato ogni tre settimane più vandetanib o placebo una volta al giorno. Il trattamento è proseguito fino alla progressione della patologia momento in cui i pazienti assegnati al placebo hanno avuto la possibilità di passare a vandetanib.

L'endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione, mentre gli endpoint secondari comprendevano la risposta generale al trattamento, la sopravvivenza generale, la sicurezza e la tollerabilità del farmaco.
Le caratteristiche dei pazienti al basale non differivano significativamente eccetto per i valori bassi di emoglobina presentati dai pazienti assegnati a vandetanib (21% vs 9%, P<0,05).

Al termine dello studio, i pazienti assegnati al placebo mostravano una sopravvivenza libera da progressione di 1,58 mesi, rispetto ai 2,56 mesi del gruppo assegnato a vandetanib; HR=1,02 (P=0,303). La sopravvivenza a 3 mesi era del 35-40% per entrambi i gruppi.
La sopravvivenza generale media era di 7 mesi con docetaxel più placebo e meno di 6 mesi con docetaxel più vandetanib; HR=1,21 (P=0,347).
Il tasso generale di risposta era dell'11% con il placebo e del 7% con vandetanib. I pazienti con malattia stabile hanno raggiunto un tasso di beneficio clinico pari al 42% con il placebo e del 51% con vandetanib.

La tossicità legata al trattamento è risultata più comune nel gruppo assegnato a vandetanib, inclusi tutti i gradi (66% vs 44%, P=0,012) e di alto grado (60% vs 36%, P=0,007). Gli eventi di grado 3 e 4 comprendevano: diarrea (7% vs 0%, P=0,027) rash e fotosensibilità (11% vs =%, P=0,003). Tali eventi si sono presentati più frequentemente con vandetanib.
Dei pazienti trattati con placebo, 37 sono passati a vandetanib. Il crossover è risultato associato a una risposta parziale e alla stabilizzazione della patologia in 5 pazienti, con un beneficio clinico del 17%. La sopravvivenza generale media dopo il crossover era di 5,2 mesi.

Vandetanib (ZD6474, AstraZeneca) è un nuovo farmaco orale, con monosomministrazione giornaliera, che inibisce l'angiogenesi tumorale e la proliferazione delle cellule neoplastiche di un'ampia gamma di tumori umani.  Il farmaco è un potente e selettivo inibitore delle tirosinchinasi associate al recettore del fattore di crescita angio-endoteliale (VEGFR), al recettore del fattore di crescita epidermoidale (EGFR)  e al RET (REarranged during Transfection).

Choueiri TK et al. "A double-blind, randomized trial of docetaxel + vandetanib vs. docetaxel + placebo in platinum-pretreated metastatic urothelial cancer." ASCO GU 2011. Abstract LBA239. Genitourinary Cancers Symposium