La presentazione di uno studio sull’utilità della aggiunta di antibiotici al cemento per l’impianto di una protesi avvenuta in occasione del Congresso dell’American Academy of Orthopedic Surgeons (AAOS) ha riacceso il dibattito su questo tema.
Lo studio americano ha osservato il dato di 36.681 pazienti sottoposti a intervento di sostituzione del ginocchio in un periodo di 5 anni. La conclusione è che non vi è differenza tra chi aveva ricevuto un cemento impregnato di antibiotici e chi invece aveva ricevuto un cemento senza di essi.
Ne abbiamo parlato con il Professor Carlo Luca Romanò, Responsabile del Centro per la Chirurgia Ricostruttiva e delle Infezioni Osteoarticolari presso l’IRCCS Galeazzi di Milano e Presidente della European Bone and Joint Infection Society, la società scientifica europea dedicata allo studio e terapia delle infezioni osteo-articolari e protesiche.
Professo Romanò, allora agli antibiotici con il cemento non servono per avere protesi più durature?
Il dibattito su questo tema è apertissimo, ci sono argomenti a favore e altri contro. Non c’è ancora una opinione condivisa tra noi ortopedici.
Quali sono gli elementi a favore?
Tra gli aspetti positivi abbiamo i dati di registri scandinavi dai quali emerge una maggior durata degli impianti con l’antibiotico nel cemento. In vivo, abbiamo la dimostrazione che l’antibiotico diffonde nel cemento e vi sono diversi studi comparativi a favore di questo approccio.
E gli elementi contrari quali sono?
Alcuni clinici ritengono che l’antibiotico possa modificare le proprietà meccaniche del cemento, però numerosi studi documentano il contrario. Poi non tutti gli studi hanno dato risultati a favore dell’antibiotico, ad esempio quello appena presentato all’AAOS.
Lei personalmente come la pensa?
Nei primi impianti preferisco impiegare un cemento impregnato di antibiotici perché a mio avviso si danno più chance al paziente. Anche se non vi è piena uniformità di giudizio, non vi sono elementi clinici contrari.
Oggi disponiamo di cementi già miscelati con diversi antibiotici e quindi è una tecnologia di facile applicazione.
Quali sono gli antibiotici da preferire?
Molti cementi sono precaricati con gentamicina e sono di uso corrente nella maggioranza dei Centri e ospedali nei quali si usano i cementi antibiotati nella profilassi. In casi selezionati, o quando vi sia presso l'ospedale dove si opera una incidenza elevata di batteri multi-resistenti, disponiamo oggi anche di cementi precaricati con eritromicina e colistina o con vancomicina, antibiotici attivi anche su molti batteri “difficili”.
Cosa dicono le linee guida?
Proprio per l'assenza di dati certi e definitivi, non vi sono, a quanto mi risulta, linee guida che prevedano e escludano l'uso di cementi antibiotati in modo perentorio. Piuttosto, vi sono Centri e chirurghi che, sulla base di valutazioni personali e della propria esperienza, propendono per una soluzione o per l'altra. Personalmente, in assenza di dati contrari, considerando la gravità di una eventuale complicanza settica dopo l'impianto di una protesi articolare, anche sulla base di valutazione di costi-benefici, utilizzo di solito cementi addizionati di antibiotico anche nei primi impianti protesici, soprattutto in Pazienti con fattori di rischio aumentati, come il diabete, il fumo, l'insufficienza renale o altre cause di immunodepressione
Ortopedia e Reumatologia