L’inibitore del recettore dell’interleuchina 6 (IL-6) tocilizumab (Actemra) ha prodotto un miglioramento duraturo e significato dei segni e sintomi della malattia in un gruppo di bambini con artrite idiopatica giovanile (AIG) poliarticolare in uno studio multicentrico di fase III chiamato CHERISH, pubblicato da poco su Annals of the Rheumatic Diseases.

I pazienti che hanno avuto una riattivazione della malattia nell’arco di 40 settimane sono stati, infatti, il 25,6% nel gruppo tocilizumab contro il 48,1% nel gruppo placebo (P = 0,0024 ). Inoltre, nel gruppo di controllo i flare hanno iniziato ad apparire dopo soli 28 giorni.

Dopo 4 mesi di trattamento, nel gruppo tocilizumab la risposta ACR30 è stata dell’89,4%, mentre le risposte ACR70 e ACR90 sono state, rispettivamente del 62,2% e 26,1%.

L’AIG è classificata come poliarticolare se colpisce più di quattro articolazioni e può comportare una grave disabilità. Si differenzia dalla forma a esordio sistemico in quanto nel quadro clinico mancano il rash cutaneo e la febbre intermittente associate al coinvolgimento articolare.

In uno studio precedente è stato dimostrato che tocilizumab è efficace nell’AIG sistemica e ha dimostrato benefici anche nei pazienti adulti con artrite reumatoide.

In virtù di questi dati e del fatto che l’IL-6 mostra valori elevati nelle articolazioni e nel siero di bambini con AIG poliarticolare, e che sembra correlare con la gravità della malattia, un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Hermine Brunner, dell'Ospedale Pediatrico di Cincinnati, ha provato a valutare tocilizumab come trattamento per questi pazienti.

Il team, formato da membri di due diversi network - la Paediatric Rheumatology International Trials Organisation (PRINTO) e il Pediatric Rheumatology Collaborative Study Group(PRCSG)  - ha quindi eseguito uno studio in tre parti, randomizzato, controllato e in doppio cieco, al quale hanno preso parte 188 pazienti arruolati in 58 centri di Australia, Canada, Europa, America Latina, Russia e Stati Uniti.

Tutti i partecipanti in precedenza avevano risposto in modo inadeguato al metotressato e alcuni avevano anche già provato senza successo un altro biologico (diverso da tocilizumab).

Nella prima fase dello studio, in aperto, i bambini che pesavano almeno 30 kg sono stati trattati con tocilizumab 8 mg/kg per via endovenosa una volta al mese per 4 mesi, mentre quelli al di sotto dei 30 kg sono stati trattati con 8 mg/kg o 10 mg/kg una volta al mese.

Coloro che hanno raggiunto una risposta ACR30 o una risposta addirittura migliore sono stati ammessi alla seconda parte dello studio, quella randomizzata, in cui hanno continuato il trattamento con tocilizumab o placebo, in aggiunta a una terapia di fondo con metotressato e steroidi, se necessario.

I pazienti che completeranno questa seconda parte oppure avranno una riattivazione della malattia potranno partecipare alla terza parte dello studio. Quest’ultima parte è un’estensione che si prolungherà per 64 settimane, durante la quale i bambini saranno trattati con tocilizumab agli stessi dosaggi utilizzati nella prima parte.

L’età media dei partecipanti è di 11 anni e i tre quarti sono femmine. All’inizio del trial, pazienti erano malati da poco più di 4 anni e il numero medio di articolazioni con artrite attiva era pari a 20.

Nella prima parte dello studio, i bambini di peso inferiore a 30 kg trattati con 8 mg/kg hanno avuto risposte ACR30/70/90 inferiori rispetto agli altri gruppi. Nella seconda, le risposte ACR70/90 sono risultate maggiori nei pazienti trattati anche con metotressato, ma inferiori in quelli già trattati in precedenza con farmaci biologici.

Anche altri studi sull’impiego dei biologici in bambini con AIG che non avevano risposto a una terapia precedente con biologici hanno mostrato percentuali di risposta inferiori e questi bambini potrebbero rappresentare una popolazione particolarmente refrattaria al trattamento, osservano i ricercatori nella discussione.

Ne pazienti trattati con tocilizumab sia nella prima sia nella seconda fase dello studio, alla fine della seconda fase si è osservata una riduzione di 14,5 unità del numero di articolazioni con artrite attiva (passate da 19,7 a 3,2), una riduzione di 10,2 unità di quelle con mobilità limitata (passate da 16,5 a 3,9), un miglioramento del benessere generale (misurato come variazione del punteggio della scala VAS, diminuito di 31,1 punti) un miglioramento dell’attività della malattia secondo la valutazione globale del medico, una riduzione della disabilità e una marcata riduzione della velocità di eritrosedimentazione (-25,2 mm/ora).

Durante lo studio, il 9% dei pazienti ha avuto complessivamente 22 eventi avversi gravi, cinque dei quali, tra cui la polmonite e la cellulite, sono stati ritenuti dagli sperimentatori correlati al trattamento.

Tra le alterazioni dei valori di laboratorio sono stati rilevati aumenti degli enzimi epatici, neutropenia e trombocitopenia, ma senza alcuna correlazione con infezioni o emorragie. Come già visto negli adulti, nei bambini trattati con l’anticorpo si è osservato anche un aumento dei livelli di colesterolo totale ed LDL.

"Il trattamento con tocilizumab ha portato a un miglioramento duraturo e clinicamente significativo nei pazienti con AIG poliarticolare trattati con 8 mg/kg se di peso superiore a 30 kg e 10 mg/kg in quelli di peso inferiore a 30 kg" concludono la Brunner e i suoi colleghi.

H. Brunner, et al. Efficacy and safety of tocilizumab in patients with polyarticular-course juvenile idiopathic arthritis: results from a phase 3, randomized, double-blind withdrawal trial. Ann Rheum Dis 2014; doi: 10.1136/annrheumdis-2014-205351.
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