Ortopedia e Reumatologia

Osteoporosi, risposta ai farmaci non cambia se si è diabetici

La risposta al trattamento con farmaci destinati alla terapia dell'osteoporosi (OP), in termini di incremento della BMD e di riduzione del rischio di fratture vertebrali, non sembra essere condizionata dalla comorbilità diabetica. Lo dimostrano i risultati di una rassegna sistematica della letteratura sull'argomento, recentemente pubblicata sulla rivista Endocrine.

La risposta al trattamento con farmaci destinati alla terapia dell'osteoporosi (OP), in termini di incremento della BMD e di riduzione del rischio di fratture vertebrali, non sembra essere condizionata dalla comorbilità diabetica.
Lo dimostrano i risultati di una rassegna sistematica della letteratura sull'argomento, recentemente pubblicata sulla rivista Endocrine.

Razionale dello studio
Sia il diabete tipo 1 (T1D) che il diabete tipo 2 (T2D) sono stati associati a fragilità ossea e incremento del rischi o di frattura, si legge nell'introduzione al lavoro.Tuttavia, si sa ancora poco sull'effetto dei farmaci anti-OP sulla BMD e/o il rischio fratturativo in questi pazienti.

Di qui la nuova rassegna sistematica della letteratura che si è proposta di valutare l'efficacia dei farmaci anti-OP in pazienti diabetici rispetto ai pazienti non diabetici, al fine di sondare l'esistenza di eventuali differenze.

Disegno dello studio
La ricerca sistematica della letteratura, effettuata sui principali database bibliografici biomedici, ha portato all'identificazione di 9 studi osservazionali, retrospettivi e prospettici e di trial clinici randomizzati che hanno studiato l'efficacia dei farmaci anti-OP in pazienti con diabete tipo 1 e 2 rispetto a pazienti non diabetici.

Inoltre, i ricercatori hanno studiato il loro effetto sulla BMD e i marker di turnover osseo. Gli studi analizzati nella review, pubblicati tra il 2004 e il 2016, sono stati condotti in Giappone, USA, UK, Romania e Danimarca. Due di questi erano multicentrici.

Risultati principali
Quando sono stati presi in considerazione i marker di formazione ossea in entrambi i gruppi, non sono state osservate differenze in termini di entità di riduzione.

Incrementi di BMD di pari entità sono stati rilevati a livello della colonna lombare di donne in postmenopausa diabetiche (T2D) e non (n=35 per entrambi i gruppi), insieme all'assenza di differenze densitometriche a livello del collo femorale dopo un anno di trattamento.

Il trattamento con alendronato ha mostrato risultati simili, con incrementi della BMD osservati indipendentemente dalla presenza o meno di T2D.

In uno studio condotto con risedronato, la BMD della colonna lombare è aumentata del 5,52% rispetto al basale dopo 12 mesi di trattamento indipendentemente dalla presenza di T2D (n=53) o dalla sua assenza (n=832).

Le pazienti osteoporotiche trattate con teriparatide, inoltre, hanno dimostrato incrementi simili della BMD a livello della colonna lombare e dell'anca in toto, indipendentemente o meno dalla presenza di diabete. E' stato documentato in questo caso, tuttavia, un incremento maggiore della BMD a livello del collo femorale in soggetti con T2D rispetto agli altri.

Il rischio di frattura vertebrale (p=0,85), di femore (p=0,77) e all'avambraccio (p=0,11) negli individui esposti ad alendronato con T1D e T2D (n=2.054) è risultato simile a quello osservato nei non diabetici (n=55.036) e nessuna differenza è stata osservata in relazione al tipo di diabete.

Quanto al raloxifene, il trattamento con questo farmaco si è rivelato più efficace nel ridurre il rischio di frattura vertebrale dopo 36 mesi di trattamento in pazienti con T2D (n=124) rispetto ai non diabetici (n=4.412), quando entrambi i gruppi erano confrontati con placebo (p=0,04).

Gli individui con T2D del gruppo placebo sono risultati, inoltre, a maggior rischio di frattura vertebrale rispetto a quelli trattati con raloxifene (odds ratio [OR] = 2,17; IC95%= 0,93-5,06; P =0,07).  Quando ad altri due studi dei 9 recensiti, non sono state rilevate differenze relative al potenziale anti-frattura di raloxifene,  indipendentemente dalla presenza o meno di diabete.

Riassumendo
In conclusione, i ricercatori hanno osservato come la presenza di diabete a livello individuale non influenzi negativamente il potenziale anti-frattura di raloxifene, teriparatide o dei BSF (alendronato e risedronato).

Il rischio di frattura vertebrale in pazienti con OP è simile, indipendentemente dalla presenza o meno di diabete, per cui i clinici dovrebbero trattare i pazienti con OP allo stesso modo, indipendentemente o meno dalla presenza della condizione diabetica.

Bibliografia
Anagnostis P, Paschou SA, Gkekas NN, et al. Efficacy of anti-osteoporotic medications in patients with type 1 and 2 diabetes mellitus: a systematic review [published online February 6, 2018]. Endocrine. doi:10.1007/s12020-018-1548-x
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