Secondo uno studio appena pubblicato su Annals of Rheumatic Diseases, le statine potrebbero essere utili nel trattamento dell’osteoartrosi generalizzata (GOA), definita come osteoartrosi che coinvolge almeno 3 articolazioni o un gruppo di articolazioni.

Lo studio è stato condotto da alcuni reumatologi delle Università di Nottingham e Manchester e realizzato con il contributo di AstraZeneca.

Il razionale alla base della scoperta? alcuni studi in vitro hanno suggerito che una disfunzione del metabolismo lipidico potrebbe essere implicata nella patogenesi dell’OA.

Tuttavia, la letteratura scientifica si esprime offrendo risultati e pareri discordanti, forse a causa delle differenti metodologie impiegate.
Due report recenti, provenienti da Paesi Bassi e Regno Unito, indicano che il trattamento a base di statine potrebbe indurre variazioni misurabili della malattia. Gli studiosi hanno infatti osservato dei cambiamenti negli score radiografici e nei punteggi assegnati dai medici di medicina generale in fase di diagnosi.

Al contrario, negli USA in 4 anni di studio non hanno trovato un’associazione fra statine e miglioramento del dolore - provocato dall’OA del ginocchio - né in termini funzionali né di progressione strutturale.

Insieme agli altri co-autori, Ana Valdes, professore associato dell’Università di Nottingham e dottore in epidemiologia genetica, ha utilizzato i dati provenienti dallo studio GOAL (Genetics of OA and Lifestyle) per valutare l’incidenza di fenotipi clinici di quali: OA nodale (definita dalla presenza di noduli di Heberden o Bouchard su almeno 2 o 3 dita di entrambe le mani), OA del ginocchio, OA dell’anca, OA generalizzata del ginocchio (che include la presenza di noduli), OA generalizzata di ginocchio e anca, ed infine OA generalizzata (GOA) vera e propria, secondo la definizione precedentemente fornita.

Dopo aver aggiustato per i vari fattori confondenti, è emerso un dato interessante. L’assunzione di statine è risultata associata ad una prevalenza inferiore del fenotipo GOA (odd ratio 0.75; 95% CI, 0.59-0.94; p=0,012). L’associazione rimaneva statisticamente significativa anche dopo aver aggiustato per la diagnosi di varie comorbidità (OR 0.76; 95% CI, 0.59-0.97; p=0,028).

Lo studio ha le sue limitazioni, affermano gli autori. Prima di tutto è uno studio ‘cross sectional’, ha un design caso-controllo basato solo su dati raccolti in ambito ospedaliero e infine “mancano  informazioni riguardanti la dose di statina”.

“Tuttavia i nostri dati offrono un’ulteriore evidenza a supporto della tesi secondo cui l’utilizzo di statine potrebbe influenzare l’OA, sebbene nel nostro caso ciò si sia verificato solo per un fenotipo specifico di OA (ovvero quella generalizzata nodale)”, spiegano gli autori.

E concludono dicendo che, considerata la carenza di farmaci in grado di modificare la struttura della OA, “sarebbe una notizia molto gradita se fosse provato che le statine riducono il rischio di OA o la progressione, anche se questo dovesse interessare solo un sottogruppo di pazienti”.

Aspettiamo quindi i risultati di ulteriori studi nati con l’obiettivo primario di valutare il ruolo delle statine nell’indurre modifiche funzionali e/o strutturali delle articolazioni colpite da osteoartrosi.

Francesca Sernissi


Valdes AM, Zhang W, Muir K, Maciewicz RA, Doherty S, Doherty M. Use of statins is associated with a lower prevalence of generalised osteoarthritis. Ann Rheum Dis. 2014 May 1;73(5):943-5.