La salute dell’apparato respiratorio passa da Verona. La città di Romeo e Giulietta è stata infatti sede del XLII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – AIPO.
«Un congresso a cui abbiamo dato volutamente il titolo "Clinica, Ricerca, Organizzazione: la centralità della persona in Pneumologia" proprio per evidenziare una triade cruciale ai fini dell’assistenza sanitaria nelle malattie respiratorie e non solo», spiega il Preseidente AIPO e chairman del convegno, professor Andrea Rossi, Direttore della UOC Pneumologia dell’AOUI di Verona.
«Quello che abbiamo voluto esprimere in questo congresso è che la persona venga posta al centro sia dell’aspetto scientifico, sia dei modelli organizzativi, in un’ottica di integrazione tra rigore scientifico ed umanizzazione socio-sanitaria». Il professore porta ad esempio quanto avviene nel trasporto aereo. «Quando saliamo su un velivolo non ci chiediamo chi sia il pilota, che pure certamente è importante, ma piuttosto quanto quella compagnia aerea offra una garanzia di sicurezza, qualità dei servizi e affidabilità», dice Il professore. «Nella medicina dobbiamo arrivare allo stesso concetto: non è cioè necessario chiedersi chi sarà la persona che si prenderà cura di noi stessi perché l’organizzazione deve garantire il massimo livello possibile di assistenza.
L’obiettivo è dunque quello di curare la persona e non solo la malattia, in un lavoro integrato con l’organizzazione. Il congresso dunque ha voluto promuovere un aggiornamento scientifico e una possibilità di trasferimento al paziente dei risultati della ricerca scientifica nel miglioramento della salute della collettività, in termini di cura e prevenzione, secondo parametri di sostenibilità e affidabilità».
I numeri dell’evento dimostrano il successo di questa formula: circa 1500 iscritti; oltre 350 relatori di livello nazionale e internazionale, 65 sessioni congressuali di cui 18 in modalità interattiva, 7 sessioni congiunte con altre società scientifiche tra le quali 2 in collaborazione con la Società Europea di Medicina Respiratoria (ERS), 13 letture magistrali, 4 main symposia, 5 simposi, 3 Clinical year in Review, 4 sessioni poster discussion, 4 sessioni poster per l’esposizione di 200 abstract e poi 5 corsi di formazione per personale medico e 2 di per operatori sanitari. L’attenzione agli operatori sanitari non è casuale. «Assisteremo in un futuro molto prossimo a un progressivo passaggio di competenze agli operatori sanitari», sostiene Rossi. «Un medico specialista costa 12 anni di formazione, non possiamo pensare che possa dedicarsi a tutti gli aspetti dell’assistenza.
Gli operatori sanitari che si formano in 3 o 5 anni sono un’ottima soluzione soprattutto nelle malattie croniche a largo impatto, nelle quali è possibile avere dei protocolli, cosa che succede già in alcuni paesi del Nord Europa o negli Stati Uniti, dove il primo contatto lo si ha proprio con un operatore sanitario. Questo è un miglioramento perché consente di innalzare il livello di intervento in un’ottica di sostenibilità secondo un approccio integrato». Il professore tiene a sottolineare proprio questo aspetto.
«La gente comune fa fatica a cogliere quanto lavoro, quanto sforzo collettivo ci sia dietro una prestazione sanitaria: non è solo il singolo medico chiamato in causa, ma un’équipe, un’organizzazione. Il nostro Congresso - conclude il presidente AIPO – ha voluto lanciare un messaggio positivo per la possibilità di continua trasmissione tra la ricerca scientifica e la applicazione sanitaria, in un modello che veda la Scienza e l’Organizzazione Sanitaria al servizio dei cittadini per migliorarne la qualità della vita, incoraggiandoli nel tempo stesso ad una partecipazione attiva nella difesa della propria salute mediante l’adozione di stili di vita più sani. L'invecchiamento della popolazione nei paesi occidentali può diventare in questa prospettiva una opportunità invece di un mero "carico assistenziale".
Voglio ricordare che l’articolo 32 della costiuzione definisce la salute come un diritto individuale e un interesse collettivo. E’ quindi un compito della collettività prendere in carico la salute, anche per gli aspetti economici, perché una persona sana costa meno di una malata. A Verona da questo punto di vista siamo fortunati: c’è una classe dirigente capace che ha a cuore la salute dei cittadini; l’università è un esempio di efficienza ed efficacia in termini scientifici, didattici e organizzativi e gli ospedali modelli di efficienza.
Un sistema virtuoso, insomma, che non dimentica la necessità di un’integrazione reale con la medicina del territorio, in modo da evitare lo scollamento tra l’assitenza specialistica ospedaliera e il medico di famiglia e tenere quindi sempre il cittadino al centro dell’intervento sanitario».
Danilo Ruggeri
Pneumologia