Le malattie respiratorie sono in aumento e serve una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Questa può essere fatta anche attraverso Festival della salute come quello che è in corso a Viareggio in questi giorni e che terminerà domenica 28 settembre.
Al Festival di Viareggio parteciperà anche il dott. Gianfranco Sevieri, pneumologo e specialista delle malattie respiratorie. Da qualche giorno, Sevieri è stato eletto “Membro Emerito dell’American College of Chest Physicians”, a livello mondiale una delle più importanti società scientifiche di pneumologia.
Lo scopo di Chest è quello di diffondere la cultura della prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie del torace attraverso l'educazione, la comunicazione, e la ricerca.
In un’intervista a PharmaStar, Sevieri ha dichiarato: “ Sono molto felice di questo riconoscimento che rappresenta per me un onore visto che da molti anni seguo con attenzione e grande passione le attività della Società scientifica americana e la sua rivista. Le pubblicazioni che si ritrovano in essa sono di elevato spessore scientifico. Nel corso del tempo, ho anche cercato di avvicinare a Chest altri colleghi italiani. Ho sempre creduto in Chest e quando nel 2000 con altri colleghi italiani avevo fondato la Mediterranean Thoracic Society, avevo creato un contatto con l’American college per coinvolgere i Paesi dell’area mediterranea a un dialogo più aperto sulle patologie respiratorie. Questa carica mi porterà ad essere presente a molte riunioni associative e sarò a breve chairman a Roma durante il capitolo italiano del congresso dell’American College of Chest Physians (per semplificare, Chest) in cui terrò una lettura sulle infezioni respiratorie e su un impiego più appropriato degli antibiotici”.
Tra le patologie di cui oggi maggiormente si discute a livello nazionale e internazionale c’è la BPCO o broncopneumopatia cronica ostruttiva. Sevieri che, come molti specialisti del settore, segue l’evoluzione di questa patologia ha evidenziato come essa sia ancora sotto timata, sotto diagnosticata e pertanto sotto trattata. Si pensa che entro pochi anni diventerà la terza causa di mortalità e la quinta causa di invalidità.
“Nonostante gli sforzi messi in atto dalle Società Scientifiche italiane (AIMAR, AIPO, SIMeR) vi è ancora “una scarsa sensibilizzazione” operata da noi Specialisti sul Medico di famiglia che è il primo importante gestore di questi pazienti. Le aree di collaborazione sono tante: screening di pazienti a rischio, “educare” il paziente sul sintomo più importante della BPCO che è “la dispnea” e non tosse e catarro, spesso assenti, spiegare l’evoluzione progressiva di tale malattia, parlare della tecnica inalatoria dei farmaci. Un tema chiave è spiegare l’importanza dell’aderenza al trattamento, indicato come un fattore fondamentale per evitare le riacutizzazioni caratterizzate da un peggioramento dei sintomi, da un più rapido declino funzionale e sovente da ospedalizzazioni che incrementano costi e decessi. “
Due, quindi, sono gli obiettivi per migliorare la gestione e mettere un freno alla progressione di tale malattia: diagnosi precoce e terapia adeguata. Raggiunto lo scopo, occorre fare aderire al trattamento i pazienti alla stessa stregua di altre patologie (diabete, ipertensione, cardiopatia ischemica).
“Infine un desiderio che sta a cuore a me, ma a molti altri miei colleghi- dice ancora Sevieri- Modificare il termine usato per definire la malattia, BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) che non viene ben compreso se non dagli addetti al lavori. Sarebbe più logico definirla Malattia Polmonare Ostruttiva Cronica in modo da evidenziare il vero aspetto anotomo-patologico che è la distruzione del tessuto polmonare che genera iperinsufflazione (enfisema) il cui principale sintomo è la dispnea, non certo tosse ed espettorazione che invece caratterizzano la Bronchite Cronica.
Perché in Spagna la patologia si definisce EPOC (Enfermudade Pulmonare Ostruttiva Cronica) e nei paesi anglosassoni COPD ? Queste sigle, diversamente dalla nostra, evidenziano che il danno è a livello del tessuto polmonare. L’attuale termine, inoltre, comporta confusione tra i pazienti ignari di essere affetti da tale malattia : si recano dallo specialista o quando l’affanno provocato dalla distruzione del parenchima polmonare si fa più evidente, perchè la funzionalità polmonare è arrivata al 50% , o perché in un referto radiologico, come spesso accade, si fa riferimento a zone di enfisema, termine invece ben noto alle persone comuni”
Anche per quanto concerne la terapia, nonostante le numerose Linee Guida, Sevieri ha sottolineato che non è chiaro quando somministrare uno o due broncodilatatori con l’aggiunta o meno dei corticosteroidi inalatori: “per il trattamento di questa problematica, a breve entreranno in commercio numerosi nuovi farmaci ma i pazienti trattati ad oggi sono solo 1 milione su 2 milioni potenzialmente portatori di questa malattia. E’ fondamentale, pertanto, individuare fin da subito i pazienti a rischio”.
In questi giorni, come già accennato, con altri colleghi di altre discipline, Sevieri è impegnato al “Festival della salute”, un’occasione importante per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi riguardanti la prevenzione di numerose patologie di cui alcune ad elevata morbilità e mortalità. Sevieri ha dichiarato: ”l’obiettivo di queste giornate è proprio quello di fare screening su persone oltre i 40 anni, fumatori o ex fumatori, esposti in ambienti inquinati o inquinanti che lamentano affanno oppure tosse ed espettorazione cronici. Obiettivo di queste attività è far conoscere il rischio di tale patologia e sottoporli a un esame spirometrico per valutarne la funzionalità respiratoria, come fa il cardiologo con l’ECG”.
Oggi si parla di BPCO, tuttavia sarebbe opportuno fare educazione su come gestire anche altre malattie pneumologiche: infezioni polmonari con impiego più appropriato degli antibiotici, asma bronchiale anche essa sotto diagnosticata e sotto trattata ,pneumopatie interstiziali ecc. In conclusione, servono sempre più iniziative per sensibilizzare i medici di medicina generale ma soprattutto l’opinione pubblica nei confronti di malattie che il paziente potrebbe già avere e che sono agli esordi ma che non riesce a identificare perché non è ben a conoscenza dei sintomi correlati. Se la malattia si riconosce in tempo, la cura avrà migliori risultati. Questo vale sempre, anche per la Bpco. O, come suggerisce Sevieri, la vogliamo già chiamare Malattia Polmonare Ostruttiva Cronica?
Emilia Vaccaro
Pneumologia