La disponibilità dei nuovi anticoagulanti orali ha molto cambiato le possibilità di cura dei pazienti che li devono assumere per la profilassi e nel trattamento delle malattie tromboemboliche. Sono molto più maneggevoli del warfarin e anche più sicuri perchè danno minor incidenza di sanguinamenti. In una quota di pazienti che li assumono possono tuttavia verificarsi emorragie intracraniche.
Per questi casi oggi è disponibile un antidoto che prende il nome di andexanet, in grado di bloccare emorragie o da utilizzare in caso di interventi chirurgici non rimandabili. Andexanet ha la capacità di legare sia gli inibitori del fattore Xa diretti (rivaroxaban, apixaban, edoxaban) che gli inibitori del fattore Xa che agiscono attraverso l'antitrombina (eparine a basso peso molecolare e fondaparinux). Ne abbiamo parlato con il Prof. Danilo Toni, Direttore Unità di Trattamento Neurovascolare Policlinico Umberto I di Roma. Lo abbiamo incontrato a Napoli in occasione del 53° congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia (SIN).