Il paradigma terapeutico della sclerosi multipla sta cambiando profondamente. Le evidenze più recenti sottolineano l'importanza di intervenire il prima possibile, anche nelle fasi iniziali della malattia, con trattamenti ad alta efficacia. Studi clinici e osservazionali a lungo termine mostrano come un approccio precoce migliori significativamente l'andamento della patologia, riducendo la progressione e l'accumulo di disabilità, inclusi gli effetti cognitivi. Molecole come ozanimod, con un duplice meccanismo d'azione, mostrano risultati promettenti anche su parametri di neuroprotezione e atrofia cerebrale. Questo nuovo approccio apre scenari concreti di speranza per una migliore qualità di vita dei pazienti.
Ce ne parla la professoressa Maria Pia Amato, dell'Università di Firenze.