Le malattie non trasmissibili, come il diabete, stanno aumentando un po’ in tutto il mondo, anche nei paesi africani, dove si sta assistendo a una transizione epidemiologica dalle malattie infettive alle patologie a suo tempo considerate solo presenti fra i paesi più sviluppati, a causa della globalizzazione e urbanizzazione di queste zone.
La ONG italiana Medici con l’Africa Cuamm è da molti anni impegnata per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane e da circa cinque anni sta portando avanti un programma in Mozambico di screening, prevenzione e trattamento delle malattie non trasmissibili, in particolare diabete e ipertensione.
A raccontarci questa esperienza è la dr.ssa Laura Nollino, diabetologa e technical advisor del programma.
Screening, prevenzione e trattamento del diabete
«A parte piccole iniziative condotte in passato, il primo grande progetto sul diabete in Mozambico è stato avviato nel 2016/17 grazie ad un finanziato dalla WDF (World Diabetes Fundation), in collaborazione con il CUAMM, il Ministero della Salute e l’Associazione Mozambicana dei Pazienti Diabetici. L’iniziativa prevedeva un intervento pilota su 3 province con il coinvolgimento di circa 80 fra unità sanitarie periferiche, ospedali di primo e secondo livello, per la sensibilizzazione e lo screening della popolazione, per cominciare a registrare i dati epidemiologici e a trattare i pazienti a livello primario. Nell’ambito di questo programma abbiamo iniziato a distribuire nei centri di salute strumenti di base come glucometri e sfigmomanometri» ha spiegato Nollino. «Il progetto ha avuto una durata di tre anni ed è stato seguito successivamente da un’altra iniziativa che si è protratta durante la pandemia Covid-19 e che è stata quindi ridisegnata in modo da garantire, in primo luogo, le attività per la gestione dei pazienti cronici e proteggere il personale sanitario».
La fase successiva del programma prevederà un intervento a lungo termine che darà supporto e rafforzerà le strutture che già hanno beneficiato del primo progetto e includerà quelle che ancora non hanno avuto nessun sostegno. Questo perché in Mozambico il sistema sanitario nazionale è pubblico ma dispone di risorse molto scarse e non è in grado di fornire gli strumenti fondamentali agli ospedali nel lungo termine per gestire la malattia.
«In questo paese, è stato da poco pubblicato insieme al Ministero della Salute il piano strategico sulle malattie non trasmissibili che prevede un pacchetto di prestazioni essenziali che devono essere garantite. Il CUAMM inoltre, sempre in collaborazione con il Ministero e medici specialisti mozambicani, ha pubblicato le prime guidelines nazionali sulla gestione e trattamento del diabete e dell’ipertensione; un primo grande traguardo a livello clinico e istituzionale. Si comincia pertanto a parlare di glucometri e di emoglobina glicata, concetti che all'inizio non venivano assolutamente considerati», ha spiegato la dottoressa.
La situazione delle malattie non trasmissibili in Mozambico
«La realtà che ho conosciuto negli ultimi due anni in Mozambico è quella che si registra un po’ in tutto il mondo. Si parla di pandemia di diabete, quindi dal punto di vista della prevalenza questa malattia è in crescita esponenziale anche in questo paese» ha fatto presente Nollino. «Pensiamo solo che gli ultimi dati che abbiamo a disposizione, che risalgono al 2015, quindi non molto recenti, indicano una prevalenza del diabete del 7,4%, in continua crescita».
In questi paesi le malattie infettive rappresentano ancora il principale problema sanitario, ma stiamo assistendo a una transizione epidemiologica, ossia il passaggio da malattie trasmissibili come l'Hiv, la malaria e la tubercolosi a malattie non trasmissibili. «Si tratta di una conseguenza della globalizzazione, dell'urbanizzazione e dei cambiamenti dello stile di vita che si stanno riscontrando anche nei paesi africani».
In Mozambico, infatti, la popolazione aveva un’alimentazione basata principalmente sulle verdure, ma oggi le persone pensano di dover adottare uno stile di vita più ostentato, il che significa molte bibite, molta carne e pochi cibi salutari. Questi comportamenti alimentari contribuiscono ad aumentare il rischio di incorrere in diabete e ipertensione.
Le attività di CUAMM in Mozambico
Si è trattato di un intervento trasversale con azioni a vari livelli. «Come CUAMM abbiamo lavorato al fianco delle istituzioni locali per un intervento capillare che va a coinvolgere la comunità» ha continuato Nollino. «Grazie a questa collaborazione sono state formulate delle linee guida per il trattamento del diabete e dell'ipertensione, a cui ho collaborato personalmente in qualità di medico diabetologo, insieme ad altri colleghi con esperienza di igiene e sanità pubblica sia mozambicani sia italiani».
E’ stata poi effettuata una formazione dei medici negli ospedali, sia centrali che periferici, per la diagnosi e il trattamento del diabete di tipo 2 e per la gestione delle complicanze acute e croniche.
Si è poi intervenuti a livello della comunità in vari modi, attraverso l'invio di messaggi di prevenzione tramite il telefono, attraverso la pubblicità e tramite mezzi di comunicazione molto efficaci come le rappresentazioni teatrali, per mettere in scena situazioni in grado di aiutare le persone comuni a riconoscere i sintomi del diabete o per illustrare i principi di uno stile di vita corretto per vivere in modo più salutare.
Molte difficoltà ma soddisfazione per i risultati raggiunti
«Le difficoltà che abbiamo riscontrato sono state soprattutto legate al fatto che in questo paese non si pensa al diabete come una delle prime diagnosi possibili quando una persona arriva in ospedale, soprattutto in pronto soccorso, o in ambulatorio. Per questo abbiamo innanzitutto sensibilizzato i colleghi medici a non pensare soltanto alla malaria o alle complicanze legate all’Hiv, ma alle complicanze acute e croniche che possono essere correlate al diabete».
Un altro ostacolo è stato quello di non disporre di un registro dei pazienti, perché di fatto in Mozambico non si sa quante persone siano realmente affette da diabete, per via della difficoltà nella registrazione dei dati. Un grande problema è stata anche la scarsa disponibilità dei farmaci, almeno all'inizio del programma.
«A livello delle istituzioni è stato recepito il problema dell’approvvigionamento dei farmaci, quindi si è provveduto a una più costante fornitura a livello ospedaliero e dei centri per la salute» ha aggiunto Nollino.
«Il programma continuerà anche in futuro, perché vogliamo evitare di commettere gli errori del passato quando venivano formulati interventi a progetto limitati nel tempo. Organizzare un programma che preveda dei progetti con obiettivi ben definiti è un modo per dare continuità e rendere sostenibile l'intervento, ed è questo il principio che guida tutte le attività del CUAMM nei paesi in cui opera. Il prossimo obiettivo è dare più spazio al diabete di tipo 1, che inizialmente era stato escluso dai progetti, più focalizzati sul diabete di tipo 2, anche per una questione di numeri e di persone coinvolte dalla patologia».
Infatti, il programma di recente è entrato a far parte delle iniziative di Changing Diabetes® in Children, partnership pubblico-privata fondata nel 2009 per fornire cure complete per bambini e giovani che vivono con il diabete di tipo 1 nei paesi a basso e medio reddito. Fanno parte della partnership Novo Nordisk, Roche, ISPAD (International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes) e la World Diabetes Foundation.
Medici con l’Africa Cuamm
Medici con l’Africa Cuamm (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari) è la prima organizzazione italiana non governativa impegnata per promuovere e tutelare la salute delle popolazioni africane. Una avventura umana e professionale di oltre 1.600 persone inviate in 41 paesi per portare cure e servizi anche a chi vive nelle località più povere del mondo.
Un impegno cominciato nel 1950 e ora al fianco di medici e infermieri locali negli ospedali, nei distretti, nelle scuole e nelle università di Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda. L’organizzazione è membro di Link 2007, l’associazione di coordinamento consortile che raggruppa nove tra le più importanti ONG italiane.
Gli obiettivi sono migliorare lo stato di salute in Africa, in qualità di diritto umano universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio, e promuovere un atteggiamento positivo e solidale nei confronti dell’Africa, contribuendo a far crescere nelle istituzioni e nell’opinione pubblica l’interesse e l’impegno per il futuro del continente.
Vengono coinvolte nelle iniziative soprattutto le fasce più deboli della popolazione, in particolare le mamme e i bambini, con programmi di cura e prevenzione, interventi di sviluppo delle strutture sanitarie, attività dedicate ai malati di Hiv/Aids, tubercolosi, malaria), formazione di medici, infermieri, ostetriche e altre figure professionali.
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